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Una donna che voleva esserci

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Messaggio  federico.meneghello Lun 11 Set - 19:22

Una donna che voleva esserci luglio 2017
L’anno scorso, precisamente il 1° novembre 2016, si è spenta a Castelfranco Veneto Tina Anselmi. Era nata proprio lì, il 25 marzo del 1927, terra che ha sempre amato e dove ritornava quando i suoi impegni a Roma le lasciavano un po’ di tempo; allora stava con la sua famiglia, le sue nipoti, quelli erano i suoi affetti, e faceva camminate in montagna.
Donna profondamente credente, coraggiosa e libera, ha dedicato tutta la sua vita alla sua patria, l’Italia, alla politica, al servizio della libertà e dei valori di uguaglianza. Ragazza, ha detto il suo “sì” a questo impegno a 17 anni quando studiava a Bassano del Grappa e quando i nazifascisti l’hanno costretta, con altri studenti, ad assistere all’impiccagione di 31 prigionieri per rappresaglia: fatto tragico che segna l’inizio della sua consapevolezza ed il suo consenso per entrare attivamente nella Resistenza. Finita la guerra, si laurea all’Università Cattolica di Milano, lavorerà come maestra elementare, impegnandosi nel sindacato e come membro dell’Unione Europea Femminile e s’iscrive al partito della Democrazia Cristiana.
Deputata per la circoscrizione Venezia –Treviso, si occupa con priorità dei problemi della famiglia e delle donne. Per il lavoro e la previdenza sociale, nel 1976 diventa la prima donna ministra della storia italiana. Sarà tra coloro che elaborano la riforma che introduce il Servizio Sanitario Nazionale e a lei si deve la legge sulle pari opportunità. Presiederà la Commissione Parlamentare d’inchiesta sulla Loggia massonica P2. Quest’altro rilevante incarico le fu affidato nel 1981 da Nilde Iotti, presidente della Camera: entrambe venivano dalla Resistenza, credevano nelle Istituzioni ed avevano origini cattoliche; un incarico che portò la Anselmi a conoscenza di “uno spaccato tremendo del paese” e le procurò molti nemici. Ma ricevette anche incoraggiamenti importanti come quello di Papa Wojtyla in un incontro a San Pietro.
Con lei in politica, le donne volevano e dovevano esserci, senza accettare subalternità, ovunque c’erano problemi da affrontare e rimanendo vigili, attente per mantenere le conquiste ottenute, che come diceva “non sono mai definitive”. Per lei era importante la laicità, la politica onesta, lucida e rigorosa. Donna forte, ma gentile e discreta, suscitava rispetto. Sapeva ascoltare i giovani e la sua passione civile non dimenticava i più deboli. Ha sempre affermato la dignità e i diritti di tutti portando in sé una dolorosa ferita: l’uccisione di Aldo Moro nel 1978, tragico lutto per la democrazia italiana in cui credeva.
È difficile sapere come questa donna, che amava le cose semplici e spontanee, vivesse la sua spiritualità, il suo credo religioso, la sua devozione alla Madonna, ma senz’altro ha incarnato tutto questo nell’umanità coerente del suo ideale di giustizia e nelle sue relazioni leali con le persone.
Con certezza Tina Anselmi è stata una “madre della democrazia” ed un “simbolo di emancipazione civile”; avrebbe potuto diventare Presidente della Repubblica, ma l’Italia, per questo, non era forse ancora matura…
Susanna Zancanaro
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Messaggio  don.battista Lun 18 Set - 16:16

federico.meneghello ha scritto:Una donna che voleva esserci
L’anno scorso, precisamente il 1° novembre 2016, si è spenta a Castelfranco Veneto Tina Anselmi. Era nata proprio lì, il 25 marzo del 1927, terra che ha sempre amato e dove ritornava quando i suoi impegni a Roma le lasciavano un po’ di tempo; allora stava con la sua famiglia, le sue nipoti, alle quali era affezionata, e faceva camminate in montagna.
Donna profondamente credente, coraggiosa e libera, ha dedicato tutta la sua vita alla sua patria, l’Italia, alla politica, a servizio della libertà e dei valori di uguaglianza. Ragazza, ha detto il suo “sì” a questo impegno a 17 anni quando studiava a Bassano del Grappa e quando i nazifascisti l’hanno costretta, con altri studenti, ad assistere all’impiccagione di 31 prigionieri per rappresaglia: fatto tragico che segna l’inizio della sua consapevolezza e del suo consenso per entrare attivamente nella Resistenza. Finita la guerra, si laurea all’Università Cattolica di Milano, lavora come maestra elementare, impegnandosi nel sindacato e come membro dell’Unione Europea Femminile e s’iscrive al partito della Democrazia Cristiana.
Deputata per la circoscrizione Venezia –Treviso, si occupa con priorità dei problemi della famiglia e delle donne. Per il lavoro e la previdenza sociale, nel 1976 diventa la prima donna ministra della storia italiana. E' tra coloro che elaborano la riforma che introduce il Servizio Sanitario Nazionale e a lei si deve la legge sulle pari opportunità. Presiede la Commissione Parlamentare d’inchiesta sulla Loggia massonica P2. Quest’altro rilevante incarico le fu affidato nel 1981 da Nilde Iotti, presidente della Camera: entrambe venivano dalla Resistenza, credevano nelle Istituzioni ed avevano origini cattoliche; un incarico che portò la Anselmi a conoscenza di “uno spaccato tremendo del paese” e le procurò molti nemici. Ma ricevette anche incoraggiamenti importanti come quello di Papa Wojtyla in un incontro a San Pietro.
Con lei in politica, le donne volevano e dovevano esserci, senza accettare subalternità, ovunque c’erano problemi da affrontare e rimanendo vigili, attente per mantenere le conquiste ottenute, che come diceva “non sono mai definitive”. Per lei era importante la laicità, la politica onesta, lucida e rigorosa. Donna forte, ma gentile e discreta, suscitava rispetto. Sapeva ascoltare i giovani e la sua passione civile non dimenticava i più deboli. Ha sempre affermato la dignità e i diritti di tutti portando in sé una dolorosa ferita: l’uccisione di Aldo Moro nel 1978, tragico lutto per la democrazia italiana in cui credeva.
È difficile sapere come questa donna, che amava le cose semplici e spontanee, vivesse la sua spiritualità, il suo credo religioso, la sua devozione alla Madonna, ma senz’altro ha incarnato tutto questo nell’umanità coerente del suo ideale di giustizia e nelle sue relazioni leali con le persone.
Con certezza Tina Anselmi è stata una “madre della democrazia” ed un “simbolo di emancipazione civile”; avrebbe potuto diventare Presidente della Repubblica, ma l’Italia, per questo, non era forse ancora matura…
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Messaggio  don.battista Lun 18 Set - 16:17

don.battista ha scritto:
federico.meneghello ha scritto:Una donna che voleva esserci
L’anno scorso, precisamente il 1° novembre 2016, si è spenta a Castelfranco Veneto Tina Anselmi. Era nata proprio lì, il 25 marzo del 1927, terra che ha sempre amato e dove ritornava quando i suoi impegni a Roma le lasciavano un po’ di tempo; allora stava con la sua famiglia, le sue nipoti, alle quali era affezionata, e faceva camminate in montagna.
Donna profondamente credente, coraggiosa e libera, ha dedicato tutta la sua vita alla sua patria, l’Italia, alla politica, a servizio della libertà e dei valori di uguaglianza. Ragazza, ha detto il suo “sì” a questo impegno a 17 anni quando studiava a Bassano del Grappa e quando i nazifascisti l’hanno costretta, con altri studenti, ad assistere all’impiccagione di 31 prigionieri per rappresaglia: fatto tragico che segna l’inizio della sua consapevolezza e del suo consenso per entrare attivamente nella Resistenza. Finita la guerra, si laurea all’Università Cattolica di Milano, lavora come maestra elementare, impegnandosi nel sindacato e come membro dell’Unione Europea Femminile e s’iscrive al partito della Democrazia Cristiana.
Deputata per la circoscrizione Venezia –Treviso, si occupa con priorità dei problemi della famiglia e delle donne. Per il lavoro e la previdenza sociale, nel 1976 diventa la prima donna ministra della storia italiana. E' tra coloro che elaborano la riforma che introduce il Servizio Sanitario Nazionale e a lei si deve la legge sulle pari opportunità. Presiede la Commissione Parlamentare d’inchiesta sulla Loggia massonica P2. Quest’altro rilevante incarico le fu affidato nel 1981 da Nilde Iotti, presidente della Camera: entrambe venivano dalla Resistenza, credevano nelle Istituzioni ed avevano origini cattoliche; un incarico che portò la Anselmi a conoscenza di “uno spaccato tremendo del paese” e le procurò molti nemici. Ma ricevette anche incoraggiamenti importanti come quello di Papa Wojtyla in un incontro a San Pietro.
Con lei in politica, le donne volevano e dovevano esserci, senza accettare subalternità, ovunque c’erano problemi da affrontare e rimanendo vigili, attente per mantenere le conquiste ottenute, che come diceva “non sono mai definitive”. Per lei era importante la laicità, la politica onesta, lucida e rigorosa. Donna forte, ma gentile e discreta, suscitava rispetto. Sapeva ascoltare i giovani e la sua passione civile non dimenticava i più deboli. Ha sempre affermato la dignità e i diritti di tutti portando in sé una dolorosa ferita: l’uccisione di Aldo Moro nel 1978, tragico lutto per la democrazia italiana in cui credeva.
È difficile sapere come questa donna, che amava le cose semplici e spontanee, vivesse la sua spiritualità, il suo credo religioso, la sua devozione alla Madonna, ma senz’altro ha incarnato tutto questo nell’umanità coerente del suo ideale di giustizia e nelle sue relazioni leali con le persone.
Con certezza Tina Anselmi è stata una “madre della democrazia” ed un “simbolo di emancipazione civile”; avrebbe potuto diventare Presidente della Repubblica, ma l’Italia, per questo, non era forse ancora matura…
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