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Messaggio  federico.meneghello Lun 11 Set - 19:23


Ho letto un libretto di Paolo Scquizzato, “Ancor meglio tacendo”, sulla preghiera e devo dire che la dedica mi ha subito sollecitata: “A mia madre, che m’insegnò a pregare”. Vorrei qui restituire e condividere con voi quello che ho colto di questa lettura, quello che mi ha nutrito, con la mia esperienza e cammino, in particolare per la parte dedicata alla preghiera di Gesù, il “Padre nostro” che viene ripreso frase per frase dall’autore.
Allora ecco innanzitutto Dio che è Padre con ciò che “ha compiuto e continua a compiere nella mia vita” ed è nostro perché coinvolge in una relazione senza possesso: non è “Padre mio”, ma Padre nostro, di tutti noi fratelli, uomini, donne, bambini, anziani sotto lo stesso cielo, senza distinzione di colore ecc… e mentre scrivo, percepisco questa preghiera subito splendidamente ecumenica.
È un Padre che è nei cieli ma essenzialmente nel cielo interiore di ognuno, nel proprio cuore, essere profondo, un Padre in me ma anche oltre me “al di là di ogni pensiero, immaginazione, idea e possibilità di servirsene”. E dato che questo Padre è relazione, il suo nome è santificato quando concretamente riusciamo a vivere le nostre relazioni con le persone nella fratellanza, nella benevolenza, il non giudizio, la gratuità, sebbene con i nostri limiti: è proprio in questo modo che viene il Suo regno, con amorevolezza per noi stessi e per gli altri, quando viviamo la nostra umanità nella pienezza, i nostri doni naturali, il bello di Dio in noi. Così può crescere la gioia, la libertà, la felicità, il Suo regno appunto.
E questo è anche la volontà del Padre, che facciamo fiorire la nostra umanità, rendendola feconda, generativa seguendo la nostra coscienza profonda. Don Paolo Scquizzato dice: “Non esiste alcuna “volontà di Dio” eteronoma ossia esterna all’uomo, cui bisogna corrispondere per avere la vita felice”. È proprio riconoscendo e accogliendo l’Amore del Padre in noi ed incarnandolo con la nostra modalità più libera e vera di amare che possiamo percepire il cielo e la terra uniti.
Anche le nostre relazioni da persona a persona sono il pane quotidiano, per amare e lasciarsi amare con parole, gesti, atteggiamenti. Relazioni umane che possono portare alla Relazione spirituale con l’Eterno in noi, per cui “entro in contatto con Lui che si è fatto Pane, mi sfamo, la mia vita cresce, si compie e io divento veramente me stesso”.
Tutto questo “pane”non possiamo tenerlo solo per noi stessi; quello che riceviamo e accogliamo dell’Amore del Padre, del Suo perdono, dobbiamo condividerlo, donarlo in famiglia, in comunità, nella società, come “pane spezzato” per gli altri. E in questo cammino interiore e concreto bisogna accettare di lasciarsi anche potare come una pianta affinché salga la linfa. E poi cercare il modo di elaborare in noi il male invece di riversarlo sugli altri, capire per perdonare e pregare perché “non abbiamo il potere di liberarci dalle strutture del male da soli”.
Ma abbiamo fiducia, “Gesù è venuto a dirci che il Padre è più forte del male”, e con Lui ricordiamo anche Maria, Madre di Dio.
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Messaggio  don.battista Lun 18 Set - 12:00

federico.meneghello ha scritto:
Ho letto un libretto di Paolo Scquizzato, “Ancor meglio tacendo”, sulla preghiera e devo dire che la dedica mi ha subito sollecitata: “A mia madre, che m’insegnò a pregare”. Vorrei qui restituire e condividere con voi quello che ho colto di questa lettura, quello che mi ha nutrito, con la mia esperienza e cammino, in particolare per la parte dedicata alla preghiera di Gesù, il “Padre nostro” che viene ripreso frase per frase dall’autore.
Allora ecco innanzitutto Dio che è Padre con ciò che “ha compiuto e continua a compiere nella mia vita” ed è nostro perché coinvolge in una relazione senza possesso: non è “Padre mio”, ma Padre nostro, di tutti noi fratelli, uomini, donne, bambini, anziani sotto lo stesso cielo, senza distinzione di colore ecc… e mentre scrivo, percepisco questa preghiera subito splendidamente ecumenica.
È un Padre che è nei cieli ma essenzialmente nel cielo interiore di ognuno, nel proprio cuore, essere profondo, un Padre in me ma anche oltre me “al di là di ogni pensiero, immaginazione, idea e possibilità di servirsene”. E dato che questo Padre è relazione, il suo nome è santificato quando concretamente riusciamo a vivere le nostre relazioni con le persone nella fratellanza, nella benevolenza, il non giudizio, la gratuità, sebbene con i nostri limiti: è proprio in questo modo che viene il Suo regno, con amorevolezza per noi stessi e per gli altri, quando viviamo la nostra umanità nella pienezza, i nostri doni naturali, il bello di Dio in noi. Così può crescere la gioia, la libertà, la felicità, il Suo regno appunto.
E questo è anche la volontà del Padre, che facciamo fiorire la nostra umanità, rendendola feconda, generativa seguendo la nostra coscienza profonda. Don Paolo Scquizzato dice: “Non esiste alcuna “volontà di Dio” eteronoma ossia esterna all’uomo, cui bisogna corrispondere per avere la vita felice”. È proprio riconoscendo e accogliendo l’Amore del Padre in noi ed incarnandolo con la nostra modalità più libera e vera di amare che possiamo percepire il cielo e la terra uniti.
Anche le nostre relazioni da persona a persona sono il pane quotidiano, per amare e lasciarsi amare con parole, gesti, atteggiamenti. Relazioni umane che possono portare alla Relazione spirituale con l’Eterno in noi, per cui “entro in contatto con Lui che si è fatto Pane, mi sfamo, la mia vita cresce, si compie e io divento veramente me stesso”.
Tutto questo “pane”non possiamo tenerlo solo per noi stessi; quello che riceviamo e accogliamo dell’Amore del Padre, del Suo perdono, dobbiamo condividerlo, donarlo in famiglia, in comunità, nella società, come “pane spezzato” per gli altri. E in questo cammino interiore e concreto bisogna accettare di lasciarsi anche potare come una pianta affinché salga la linfa. E poi cercare il modo di elaborare in noi il male invece di riversarlo sugli altri, capire per perdonare e pregare perché “non abbiamo il potere di liberarci dalle strutture del male da soli”.
Ma abbiamo fiducia, “Gesù è venuto a dirci che il Padre è più forte del male”, e con Lui ricordiamo anche Maria, Madre di Dio.
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