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Lo spread invitato fisso

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Messaggio  federico.meneghello Mar 18 Giu - 19:20

Da qualche tempo le famiglie italiane hanno un invitato fisso a colazione, a pranzo e a cena. Questo invitato si chiama spread. Tutte le edizioni dei telegiornali, i bollettini delle notizie alla radio, i giornali e le newsletter online, hanno al loro interno una comunicazione riferita allo spread: “oggi lo spread è aumentato”, “ieri lo spread è diminuito”, “lo spread è stabile”, etc.. Capita di prendere il caffè al bar e di intercettare involontariamente le parole di persone che discutono dicendo: “Hai visto ieri lo spread a che livello è arrivato?”.
Vista la frequentazione quotidiana che abbiamo con questo soggetto, vale la pena farne una conoscenza un po’ più approfondita.
Va detto innanzitutto che spread è parola del vocabolario inglese che - come spesso accade in tale lingua - ha una pluralità di significati. Nel caso di cui stiamo parlando che, come ben si sa, si riferisce ad una parola prestata al gergo economico, il significato più appropriato è differenziale, scarto, oscillazione. Fin qui ci siamo. Facciamo un passo avanti: differenziale tra che cosa? Lo spread misura lo scarto, la differenza tra il tasso di interesse dei titoli che lo stato italiano emette per finanziare il proprio debito pubblico - BTP e CCT - e il tasso di interesse dei titoli che la Germania emette per finanziare il proprio debito pubblico. Convenzionalmente - per semplicità e per avere un unico parametro di confronto - viene raffrontato il differenziale che c’è tra il tasso del BTP a 10 anni e il tasso del BUND - il titolo tedesco - sempre a 10 anni.
Se lo spread aumenta significa che o è aumentato il tasso del BTP o è diminuito il tasso del BUND. Viceversa, se lo spread diminuisce significa che è diminuito il tasso del BTP o è aumentato il tasso del BUND. Si tratta di un gioco aritmetico, molto semplice.
Dobbiamo, a questo punto fare un passo in avanti per condividere che cos’è il debito pubblico.
Il debito pubblico dell’Italia è il debito che la stessa ha verso tutti i soggetti che hanno sottoscritto titoli - BTP, CCT - emessi dal nostro Stato. I titoli vengono emessi per sostenere la parte di spesa pubblica in eccesso rispetto alle entrate dello stato.
Detto in maniera diversa: se uno stato ha spese per cento ed entrate per 80 dovrà emettere titoli pubblici per 20 per poter coprire il disavanzo tra spese ed entrate. La parte di debito che non viene rimborsata cumula con l’eventuale nuovo debito e via di questo passo.
Definito cos’è lo spread è cos’è il debito pubblico, un ulteriore approfondimento della possiamo farlo ponendoci due domande.
La prima: cosa determina il livello dei tassi dei titoli dei debiti pubblici - nel nostro caso BTP e BUND?
La seconda - strettamente legata alla prima: come mai tali tassi di interesse variano?
Per rispondere alla prima domanda va detto che il tasso di interesse rappresenta il prezzo che serve pagare per prendere a prestito della moneta o - in modo speculare - il prezzo al quale chi ha un eccesso di moneta è disponibile a cederla per prestarla a chi ne fa richiesta.
Si tratta del meccanismo della domanda e dell’offerta che caratterizza qualsiasi transazione che avviene sul mercato.
Se vado al mercato per acquistare un chilo di mele pagherò il prezzo che il fruttivendolo è disponibile ad incassare per vendere quelle mele e che io sono disponibile a pagarle. Che si tratti di mele o di moneta, le cose non cambiano, il meccanismo funziona allo stesso modo.
Il livello dei tassi di interesse - così come il prezzo delle mele - dipende dagli stessi fattori:
a) maggiore è la domanda di moneta/di mele maggiore è il livello dei tassi di interesse/prezzo delle mele
b) maggiore è la qualità del debito pubblico/delle mele maggiore sarà il livello dei tassi di interesse/prezzo delle mele.
È opportuno soffermarsi sul contenuto del punto b). La qualità delle mele è definita da elementi oggettivi: tipologia della pasta, contenuto zuccherino, modalità di produzione, etc. Come funziona nel caso del debito pubblico? Analogamente a quanto accade per le mele anche al debito pubblico di ogni singolo paese viene attribuito un grado di qualità sulla base di una serie di parametri. Il primo di questi è il rapporto tra l’ammontare complessivo del debito e il PIL - prodotto interno lordo - grandezza monetaria che misura tutto ciò che in un anno viene prodotto all’interno di uno stato in termini di merci e servizi. Più alto è tale rapporto, più il Paese viene considerato a rischio, il debito viene considerato di qualità peggiore e di conseguenza il tasso di interesse aumenta.
Tale rapporto per l’Italia è pari al 130%. Significa - tanto per fare un esempio - che se tutto ciò che il Paese produce in un anno fosse destinato a pagare il debito pubblico, ancora non sarebbe sufficiente per coprire il debito stesso. In Germania tale rapporto è al 60%. Francia e Spagna sono poco sotto il 100%. In Europa, solo la Grecia - 180% - ha un rapporto più alto rispetto all’Italia.
Altro elemento che contribuisce a definire la qualità del debito - e di conseguenza il livello dei tassi di interesse - è dato dalle aspettative che gli operatori economici hanno in merito agli effetti delle scelte di finanza pubblica prese o annunciate. Se viene ritenuto che tali scelte potrebbero comportare un peggioramento della situazione economica del Paese, ciò si tradurrà in una valutazione più critica del debito del Paese e, conseguentemente, in tassi di interesse più alti.
Abbiamo quindi visto gli elementi - almeno quelli principali - che determinano il livello dei tassi di interesse. La variazione degli stessi non dipende altro che dal modificarsi di quanto abbiamo appena commentato, cioè: il livello di debito pubblico in essere rapportato al valore economico di uno Stato, la situazione economica generale del Paese, le aspettative relative alle scelte di politica economica annunciate e decise. Va detto che più lo spread aumenta, maggiore è la spesa che uno Stato deve effettuare per pagare gli interessi sul proprio debito, con effetti negativi sulle risorse utilizzabili - ad esempio, per la sanità, per l’istruzione o per gli investimenti pubblici.
In sintesi, valori alti dello spread riflettono una situazione di finanza pubblica precaria e scelte di politica economica discutibili sotto il profilo della loro sostenibilità. Accade che in queste situazioni si innestino dinamiche di speculazione finanziaria che, va detto,  si muove comunque dove intravvede debolezze ed incertezze.
È molto meglio per uno stato - come lo è per ogni famiglia e per ogni azienda - avere i conti in ordine e prendere decisioni che siano coerenti con le proprie disponibilità finanziarie e che favoriscano uno sviluppo duraturo a beneficio dei cittadini.
federico.meneghello
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