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Papa Albino Luciani

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Messaggio  federico.meneghello Mar 7 Lug - 14:20

Papa Albino Luciani
Il patriarca di Venezia Albino Luciani, successore di Paolo VI, viene eletto Papa in un conclave-lampo, durato un giorno e con soli quattro scrutini, il 26 agosto 1978, con il nome di Giovanni Paolo I. Non si dimentichi che è il primo conclave post-conciliare. Il successo di Albino Luciani è travolgente tra gli elettori del terzo mondo. Una Chiesa che si fa sempre più ecumenica. La figura che appare alla loggia centrale di San Pietro sorprende e rallegra per la semplicità del sorriso e del gesto, la dolcezza e la pace che irradiano dalla sua magra figura di prete di campagna. Albino Luciani nasce a Canale d’Agordo, nella provincia di Belluno, nel 1912. Suo padre è un muratore socialista, lavoratore stagionale in Svizzera e in Francia. Giovanni XIII lo sceglie personalmente come Vescovo di Vittorio Veneto, alla fine del 1958. Nel 1969 Paolo VI gli affida il patriarcato di Venezia, incarico svolto dallo stesso Giovanni XXIII e da Pio X, due Pontefici del novecento. Si ripropone il percorso dalla città lagunare alla città eterna per il terzo Papa, nello spazio temporale di un secolo circa. La chiave di volta del suo programma sta nell’impegno di applicare il Concilio e di aggiornare la prassi della Chiesa in molti campi. Il 3 settembre del 1978, nella cerimonia della sua intronizzazione, rifiuta la tiara, triplice corona, simbolo dei tre poteri del Papa, che già il predecessore aveva abbandonato, apparendo il simbolo anacronistico di una concezione monarchico temporale del pontificato. Tale Pontefice si adopera senza indugio per la trasformazione del Sinodo dei Vescovi in un vero e proprio governo permanente della Chiesa universale. Non si tarda a notare nell’ambiente vaticano che Giovanni Paolo I è poco versato nella diplomazia, che conosce male la Curia e che si è messo a imparare l’inglese. Nelle udienze generali del mercoledì, egli offre l’impressione di un pastore che ha assimilato la Bibbia e i Padri della Chiesa, oltre essere un esperto conoscitore della letteratura cattolica del novecento. In una lettera in data 20 settembre 1978 il Papa incoraggia gli sforzi di pacificazione dei due episcopati argentino e cileno e li incita a esortare governanti e governati alla intesa reciproca, nell’ affare del Canale di Beagle, scongiurando una guerra tra Cile e Argentina. Il 24 settembre, nel discorso a San Giovanni in Laterano per la presa di possesso della cattedra di Roma, cita ampiamente i testi di Gregorio Magno sul dovere della Chiesa di servire i poveri. Egli si impegna come Vescovo di Roma a dimenticare il proprio grado, considerandosi uguale ai “sudditi buoni,” senza rinunciare a una lotta spietata contro la corruzione e la malvagità in generale. Sollecita senza sosta i cristiani a porsi al servizio degli emarginati, i quali sono ritenuti “il tesoro della Chiesa.” All’alba del 29 settembre il suo segretario lo trova morto nel suo letto. I medici accorsi diagnosticano un infarto, indicando approssimativamente l’ora del decesso, il 28 settembre alle ore 23. Albino Luciani era cagionevole di salute. Aveva denunciato nelle settimane precedenti disfunzioni circolatorie. L’impressione a Roma e nel mondo per la morte di “Albino il Breve,” durato solo trentadue giorni, è enorme. Al di là di illazioni, di speculazioni effettuate riguardo la sua morte improvvisa, ritengo importante riportare una frase pronunciata in merito dall’ Arcivescovo di Vienna in quei giorni:” è necessario ridurre il sovraccarico fisico e psichico cui è soggetto il Papa, ritenendo opportuno che alcune funzioni pontificie siano affidate ad altri, in modo da non superare i limiti di fatica tollerabili di un essere umano.” Il Papa del sorriso dolcissimo, della grande umanità, pastore, il Papa della porta accanto, ci ha colpito per la sua “brevitas.” E ci ha fatto riflettere sulla brevità del tempo, sulla precarietà della nostre progettazioni umane. Il suo sorriso ha sapore della novità, di decisi rinnovamenti, di entusiasmi , ma vi si intravvede anche un “al di là” ineluttabile che dà significato alla nostre effimere e transitorie vicende terrene. Una sua frase ricorrente:”Dio non è padre ma madre,” lo accosta in maniera inequivocabile a una sensibilità mariana, dato chela Madonna media come una madre, il cui rapporto con il figlio appare in generale più viscerale e comprensivo. La sorella Antonia, chiamata Nina, ha sempre testimoniato la forte devozione mariana del fratello,in tutte le fasi della sua vita. Uomo umile, mite, ma ferreo nelle sue convinzioni, concepiva la Madonna un perno importantissimo nell’economia della Chiesa. Anche Maria fugge in Egitto, è pertanto una immigrata, vive la povertà, povera tra i poveri, nel dolore si accosta a ogni uomo, nel coraggio della testimonianza è un esempio per chi si autodetermina come cristiano. Albino Luciani è stato in tutta la sua vita un assiduo pellegrino dei vari santuari Mariani, che considera i centri propulsori della Chiesa. Nelle sue omelie di quando è Patriarca a Venezia, incoraggia instancabilmente la pratica del Rosario, considerandolo una preghiera necessaria all’approccio alla trascendenza. Un grande pontefice, una meteora che ha lasciato una traccia indelebile nel firmamento della Chiesa, un preziosissimo dono dello Spirito Santo alla Comunità di uomini itineranti.
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Messaggio  don.battista Mer 8 Lug - 10:39

federico.meneghello ha scritto:Papa Albino Luciani
Il patriarca di Venezia Albino Luciani, successore di Paolo VI, viene eletto Papa in un conclave-lampo, durato un giorno e con soli quattro scrutini, il 26 agosto 1978, con il nome di Giovanni Paolo I.  Non si dimentichi che è il primo conclave post-conciliare. Il successo di Albino Luciani è travolgente tra gli elettori del terzo mondo. La figura che appare alla loggia centrale di San Pietro sorprende e rallegra per la semplicità del sorriso e del gesto, la dolcezza e la pace che irradiano dalla sua magra figura di prete di montagna.  Albino Luciani  nasce a Canale d’Agordo, nella provincia di Belluno, nel 1912. Suo padre è un muratore socialista, lavoratore stagionale in  Svizzera e in Francia.  Giovanni XXIII  lo sceglie personalmente come Vescovo di Vittorio  Veneto, alla fine del 1958.  Nel 1969 Paolo VI  gli affida il patriarcato di Venezia.  La chiave di volta del suo programma sta nell’ impegno di applicare il  Concilio e di aggiornare la prassi della Chiesa in molti campi.  Il 3 settembre del 1978, nella cerimonia della sua intronizzazione, rifiuta la tiara,  triplice corona, simbolo dei tre poteri del Papa, che già il predecessore aveva abbandonato, apparendo il simbolo anacronistico  di  una  concezione  monarchico temporale del pontificato.   Tale Pontefice si adopera senza indugio per la trasformazione del Sinodo dei Vescovi  in un vero e proprio governo permanente della Chiesa universale. Nelle udienze generali del mercoledì, egli offre l’impressione di un pastore che ha assimilato la Bibbia e i Padri della  Chiesa.
In una lettera in data 20 settembre 1978 il Papa incoraggia gli sforzi di pacificazione dei due episcopati argentino e cileno e li incita a esortare governanti e governati alla intesa reciproca. Il 24 settembre, nel discorso a San Giovanni in  Laterano per la presa di possesso della cattedra di Roma, cita ampiamente i testi di Gregorio Magno sul dovere della Chiesa di servire i poveri. Egli si impegna come Vescovo di Roma a dimenticare il proprio grado, considerandosi  uguale ai “sudditi buoni,” senza rinunciare a una lotta spietata  contro la corruzione e la malvagità in generale.  Sollecita senza sosta i cristiani a porsi al servizio degli emarginati, i quali sono ritenuti “il tesoro della Chiesa.” All’alba del 29 settembre il suo segretario lo trova morto nel suo letto.  Albino  Luciani  era cagionevole di salute.  Aveva denunciato nelle settimane precedenti disfunzioni circolatorie. L’impressione a Roma e nel mondo per la morte di “Albino il Breve,” durato solo trentadue giorni, è enorme. Al di là di illazioni, di speculazioni effettuate riguardo la sua morte improvvisa, ritengo importante riportare una frase pronunciata in merito dall’ Arcivescovo di Vienna in quei giorni:” è necessario ridurre il sovraccarico fisico e psichico cui è soggetto il Papa, ritenendo opportuno che alcune funzioni pontificie  siano affidate ad altri, in modo da non superare i limiti di fatica tollerabili di un essere umano.” Il Papa del sorriso dolcissimo, della grande umanità, pastore, il Papa della porta accanto, ci ha colpito per la sua “brevitas.” E ci ha fatto riflettere sulla brevità del tempo, sulla precarietà della nostre progettazioni umane.  Il suo sorriso ha sapore della novità, di decisi rinnovamenti,  di entusiasmi , ma vi si intravvede anche un “al di là” ineluttabile che dà significato alla nostre effimere e transitorie vicende terrene. Una sua frase ricorrente: Dio "E' papà; più ancora è madre" lo accosta in maniera inequivocabile a una sensibilità mariana, dato che la Madonna   media come una madre, il cui rapporto con il figlio appare in generale più viscerale e comprensivo.   La sorella Antonia, chiamata Nina, ha sempre testimoniato la forte devozione mariana del fratello,in tutte le fasi della sua vita.  Uomo umile, mite, ma ferreo nelle sue convinzioni,  concepiva la Madonna un perno importantissimo nell’ economia della Chiesa.  Anche Maria fugge in  Egitto, è pertanto una immigrata,  vive la povertà, povera tra i poveri,  nel dolore si accosta a ogni uomo, nel coraggio della testimonianza è un esempio per chi si autodetermina come cristiano.  Albino   Luciani   è  stato in tutta la sua vita un assiduo   pellegrino  dei vari santuari Mariani, che considera  i centri propulsori della Chiesa. Nelle sue omelie di quando è Patriarca a Venezia, incoraggia instancabilmente la pratica del Rosario, considerandolo una preghiera necessaria all’ approccio  alla trascendenza. Un grande pontefice, una meteora che ha lasciato una traccia indelebile nel firmamento della Chiesa, un preziosissimo dono dello Spirito Santo alla Comunità di uomini itineranti.

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