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SAN LUCA EVANGELISTA – 18 ottobre

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Messaggio  federico.meneghello Lun 15 Ott - 6:03



Tutti sanno che le reliquie di san Marco evangelista si trovano nell’omonima basilica di Venezia. Forse non tutti sanno, invece, che le reliquie di san Luca evangelista sono custodite a Padova in un’arca marmorea all’interno della basilica di santa Giustina, in Prato della Valle.
Il culto universale di sant’Antonio, infatti, ha reso celebre la città di Padova nel mondo, ma ha contribuito a lasciare un po’ nell’ombra altre figure di santi e beati padovani o comunque sepolti in città.
Fra questi senza dubbio il più importante è san Luca evangelista, proprio lui: l’autore del terzo Vangelo e degli Atti degli Apostoli. Secondo un’antica tradizione, san Luca originario di Antiochia di Siria, sarebbe morto in Grecia all’età di 84 anni e sepolto a Tebe, capitale della Beozia. Nel IV secolo, come attesta anche san Girolamo, le sue reliquie sarebbero state traferite a Costantinopoli. Giunte misteriosamente dall’Oriente a Padova molto probabilmente durante la persecuzione iconoclasta dell’VIII secolo, insieme alle reliquie di san Mattia apostolo, dei santi Innocenti e ad una antichissima icona della Vergine Maria, furono nascoste nell’area cimiteriale attigua al Prato della Valle dove già sorgeva una chiesa dedicata alla prima martire di Padova, santa Giustina, e un sacello dedicato a Santa Maria dove venne collocata poi la tomba del protovescovo Prosdocimo. Nei secoli XI e XII nell’area del monastero benedettino furono ritrovati vari corpi di santi e nel 1177 avvenne anche il ritrovamento delle ossa di san Luca e il papa Alessandro III ne confermo subito l’autenticità. Nel 1316 per iniziativa dell’abate Gualpertino Mussato venne costruita una grande cappella e un’arca marmorea con l’emblema del bue alato per custodire le sacre spoglie dell’evangelista. Nel 1354 venne in visita a santa Giustina di Padova l’imperatore Carlo IV di Lussemburgo, re di Boemia che chiese ed ottenne in dono il capo di san Luca per collocarlo nella cattedrale di Praga dove si trova ancor oggi. Nel 1562 con una fastosa cerimonia avvenne la solenne traslazione della tomba di san Luca nel transetto sinistro dell’attuale basilica rinascimentale.
Nel 1992 venne in pellegrinaggio a Padova l’arcivescovo ortodosso di Tebe, dove si trova il sepolcro vuoto di san Luca, e chiese al vescovo Antonio Mattiazzo una reliquia significativa da conservare a Tebe, dove il santo morì, anche come gesto ecumenico di amicizia fra le rispettive chiese.
D’intesa con i monaci benedettini, pertanto, nel settembre 1998 – esattamente 20 anni fa – si dovette procedere ad una ricognizione canonica delle reliquie attribuite a san Luca. Un’apposita commissione di esperti ha esaminato e studiato il contenuto della cassa sotto ogni aspetto e nel settembre dell’anno giubilare 2000 una delegazione di Padova si è recata a Tebe per donare una costola del santo al metropolita Hieronymus.
L’esito delle ricerche effettuale nell’occasione della ricognizione scientifica del 1998 sono state rese note in occasione deli un Congresso internazionale tenutosi a Padova nel 2000.
Le informazioni derivanti dalla ricognizione hanno confermato la tradizione. Lo scheletro, privo del capo e quasi completo, è in ottime condizioni di conservazione, il che fa pensare che da sempre siano state considerate reliquie di un personaggio importante e degne di cura. Esse risultano appartenere ad un uomo morto in tarda età nel primo secolo d.C. I dati scientifici pertanto non smentiscono la tradizionale attribuzione delle reliquie a san Luca, anzi si pongono come dati precisi, complementari alle fonti scritte.
Ma l’autenticità o meno delle reliquie non intacca la figura storica dell’evangelista Luca: il culto delle reliquie, come sempre, è orientato alla persona e al suo messaggio.
La tomba di Luca in santa Giustina è, e rimane, un richiamo visibile e impegnativo a modellare la vita personale e comunitaria sul Vangelo di Gesù trasmesso dalla chiesa primitiva di Luca.
La ricognizione del 1998 ha ravvivato il culto del santo evangelista, ha dato nuovo impulso ai pellegrinaggi alla sua tomba, riconosciuta come fonte di ispirazione evangelica, e ci stimola a leggere e a meditare l’opera di Luca per vivere e testimoniare con fede il messaggio cristiano.
Alla sua cappella, nella basilica di santa Giustina, affluiscono con frequenza crescente numerosi pellegrini e fedeli per partecipare alle celebrazioni liturgiche quotidiane officiate dai monaci benedettini, per pregare e invocare il patrocinio dello “scriba mansuetudinis Christi”, così come lo ha definito il sommo poeta Dante Alighieri.
San Luca evangelista è il particolare protettore dei medici e dei pittori. Egli infatti era di origine greca e medico di professione ad Antiochia. Un uomo colto con inclinazioni artistiche e gusto letterario. Era un pagano convertito al cristianesimo. Non conobbe Gesù, non udì la sua voce. Ma divenne compagno dei discepoli di Gesù e delle pie donne e soprattutto divenne amico di Paolo. Per scrivere il suo Vangelo, Luca ascoltò i racconti dei discepoli, vagliò documenti e ricercò tradizioni e scrisse tutto ordinatamente in elegante lingua greca. Fu soprattutto l’evangelista dell’infanzia di Gesù e il biografo di Maria. Si pensa che abbia conosciuto personalmente la Madonna e che da lei abbia appreso i particolari dell’annunciazione, della visitazione, della natività dell’adorazione dei magi e della presentazione al tempio. Si dice che egli abbia anche dipinto il ritratto di Maria e per questo è divenuto il patrono degli iconografi. A lui sono attribuite le prime icone mariane che servirono da prototipo a tutte quelle fatte in epoca posteriore. Il modello più celebre è la Madonna cosiddetta Odigitria “Colei che indica la via”, perché con la mano sinistra regge il Bambino Gesù e con la destra Lo indica come “via, verità e vita”. Molti santuari conservano immagini della Vergine attribuite al pennello di san Luca, come ad esempio la Madonna di San Luca a Bologna o la Salus populi romani in Santa Maria Maggiore a Roma. Fra queste c’è anche la Madonna costantinopolitana di Padova, denominata Salus populi patavini, nella variante che regge il bambino con la mano destra e con lo sguardo consolatore rivolto verso lo spettatore.
O santo evangelista Luca / protettore dei medici e degli iconografi / investito della sapienza divina / ci hai rivelato nel tuo vangelo / l’amore e la misericordia di Dio. / Come il pittore illuminato dalla fede / Tu ci ha descritto il capolavoro di Dio / la santissima Vergine Maria. / Fa che anche noi possiamo / con amore, mansuetudine e gioia / assaporare la Parola di Dio / farmaco guaritore delle nostre ferite e strada di bellezza della vera vita in Dio.

M.P – ottobre 2018

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