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Come si erano organizzate le prime comunità cristiane?

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Messaggio  federico.meneghello Sab 20 Apr - 14:54



Dopo aver considerato che la Chiesa è missionaria, chiamata a testimoniare il Regno di Dio agli uomini, tenteremo, qui brevemente, di annotare come le prime comunità cristiane hanno cercato di rispondere all’invito di Gesù di testimoniare e di vivere il suo messaggio.
Ci chiediamo allora: come era organizzata la chiesa nascente? Quali erano le sfide da affrontare e chi si prendeva la responsabilità di coordinare, presiedere, guidare nelle scelte?
Domande importanti, non solo per curiosità storica, ma anche per trovare luce per essere Chiesa oggi, qui, noi, fedele alla Parola de Dio!

Nella prima Chiesa negli Atti degli apostoli, sorta a Pentecoste con il dono dello Spirito Santo, il ritmo della vita comunitaria è scandito da quattro momenti: i credenti "erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli, nella comunione, nella frazione del pane e nelle preghiere" (At 2,42). E questo l’abbiamo visto nello scorso articolo.

Per poter portare avanti questi quattro momenti è stato necessario darsi una organizzazione che garantisse tali servizi. I servizi nella Chiesa, chiamati ministeri, sono attività che sono svolte da alcune persone, con responsabilità, per garantire alla Comunità di vivere al meglio il Vangelo

La prima forma di ministero, essenziale per la vita e crescita della comunità, è quella del "Ministero della Parola" (At 6,4). Esso comprende l’annuncio autorevole del vangelo e la presidenza della preghiera. Ed è un ministero riservato al gruppo dei "dodici", gli Apostoli, coloro che hanno accompagnato Gesù dall’inizio fino alla sua ascensione al cielo e sono divenuti testimoni della sua risurrezione (At 1,21-22).
Accanto a loro vi è il gruppo dei "sette", con l’incarico del servire alle mense. Sono i "Diaconi".

In senso specifico diákonos è colui che serve a mensa. I primi cristiani di lingua greca assumono dal loro ambiente culturale questa terminologia per indicare quelli che nella vita comunitaria hanno un ruolo di responsabilità e il compito di servizio.
In realtà, i diaconi Stefano e Filippo, esercitano pure il servizio della parola e rendono testimonianza a Gesù Cristo risorto come i dodici. Negli Atti degli Apostoli infatti troviamo Filippo che annuncia il Vangelo in Samaria e poi prosegue lungo la costa mediterranea fino a Cesarea. Dall’autore degli Atti è qualificato come "evangelista" (At 21,8).
Successivamente nella chiesa di Gerusalemme si organizza il gruppo dei "presbiteri" che collaborano con Giacomo alla guida della chiesa locale (At 11,30; 15,4.22; 21,18).
Nella chiesa di Antiochia di Siria, compare un terzo gruppo di persone al servizio della comunità. Si tratta di cinque cristiani, presentati come "profeti e dottori o maestri", tra i quali sono menzionati Barnaba e Saulo-Paolo (At 13,1-3). Questi ultimi, sotto l’ispirazione dello Spirito santo, sono incaricati dalla comunità di partire per la prima missione fuori dell’area siro-palestinese, a Cipro e in Anatolia.

Oltre a queste strutture ministeriali sempre il libro degli Atti degli Apostoli ci testimonia la presenza di altre figure di collaboratori: coloro che sostenevano l’attività dei missionari come il giovane Giovanni Marco (si attribuisce a questo Marco il secondo Vangelo) e Sila, originari di Gerusalemme, Timoteo di Listra e i vari delegati delle chiese che accompagnano Paolo a Gerusalemme nell’ultimo viaggio (At 20, 4).
Anche alcune donne diventano collaboratrici di Paolo e sono responsabili di chiese domestiche, come Maria a Gerusalemme, Lidia a Filippi, Prisca, assieme al marito Aquila, a Corinto e a Efeso.

Dunque, secondo quanto attesta la Parola di Dio negli Atti degli Apostoli fin dai primi anni del cristianesimo esistono varie e molteplici forme di ministero che rispondono alle esigenze della vita comunitaria secondo i diversi contesti storici e culturali.
Inoltre nelle lettere che Paolo invia alle giovani chiese, sorte grazie alla sua attività di evangelizzazione, sono documentate una molteplicità e varietà di strutture organizzative e di forme ministeriali.
Vi sono alcuni cristiani che nelle singole comunità si dedicano alla guida e al servizio. Perché tutti i cristiani, dice Paolo, hanno ricevuto in forza del loro battesimo nello Spirito, il dono e la competenza per esprimere e realizzare la vitalità del "corpo di Cristo" che è la Chiesa.
Non è però una varietà che genera confusione perché Dio, ricorda S. Paolo, ha disposto che vi siano alcuni ministeri fondamentali per la nascita e la crescita della comunità: "Apostoli, profeti e maestri" (1 Cor 12,28).

In conclusione. Nella prima chiesa, come appare attraverso gli scritti del NT, esiste una varietà e molteplicità di ministeri secondo i diversi modelli culturali, secondo i luoghi nei quali si edifica la comunità cristiana. Questo pluralismo e questa diversità rispondono alle esigenze della Chiesa a tutti i livelli, dalla chiesa locale fino a quella regionale ed universale.
Quello che attira l’attenzione è la forma comunitaria o collegiale di esercizio del ministero.
Infatti, si passa dai "dodici" e i "sette" della Chiesa-madre di Gerusalemme, al gruppo dei profeti e maestri di Antiochia, ai collaboratori di Paolo: Timoteo, Tito, Sostene e Silvano.
Una chiara considerazione emerge dalla lettura di questi testi: tutti i ministeri e le strutture della Chiesa nascente rispondono alle esigenze fondamentali di
• annunciare e spezzare la Parola in tutte le sue forme,
• di presiedere e guidare la comunità,
• di assicurare l’accoglienza e l’assistenza dei più poveri e
• di tenere vivo il legame di comunione tra le diverse comunità cristiane.
Una considerazione finale.
Guardando a quanto annotato sopra la chiesa nascente chiede a noi, Chiesa del duemila, la necessità di
• trovare il coraggio di ripensare le nostre forme organizzative nella comunità cristiana
• aprirci alla presenza di altre figure ministeriali che possono solo arricchire la comunità
• ripensare radicalmente il ruolo del presbitero (del parroco)
• ricentrare il servizio/ministero nella comunità attorno alla dignità battesimale, propria di ciascun cristiano.
federico.meneghello
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