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Giovanni Paolo II, l’uomo che viene dall’est.

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Messaggio  Ospite Mer 9 Set - 18:22

Giovanni Paolo II, l’uomo che viene dall’est.
Primo Papa slavo e primo non italiano dall’anno 1522, il polacco Karol Wojtyla, arcivescovo di Cracovia, viene eletto a soli 58 anni, il 16 ottobre 1978, dopo un conclave durissimo, nel quale la Curia tenta il tutto per tutto di far vincere altri cardinali italiani. Wojtyla aveva avuto la fiducia del predecessore Paolo VI, avendogli affidato nel 1974 la relazione di base al Sinodo dei Vescovi sull’evangelizzazione. ”Non abbiate paura, aprite le porte a Cristo”, egli grida da piazza San Pietro durante la cerimonia della intronizzazione con un italiano stentato. Non eravamo abituati a papi stranieri. Il Suo fisico ancora giovanile, da alpinista e nuotatore, ha contribuito a destabilizzare certi stereotipi dei Pontefici, metabolizzati durante la storia precedente. Pochi giorni dopo già vola in elicottero ad Assisi, sulla tomba di San Francesco. Esordio di un pontificato pellegrinante e planetario, durante numerosissimi viaggi in almeno 170 Paesi del mondo. Neppure eravamo abituati ad un Papa nomade con forti finalità di evangelizzazione, con un passato giovanile di attore e scrittore di drammi teatrali. Ci ha fatto incontrare con la cultura cattolica polacca che, a differenza di altri paesi cattolici, compreso il nostro, non ha mai conosciuto i roghi delle streghe, i tribunali dell’inquisizione, le intolleranze per gli eretici, una cultura che ha appoggiato la rivoluzione astronomica e filosofica di Copernico, Keplero, Galilei. Non ci ha mai nascosto l’amore per la sua Patria, considerato che la Polonia era già nazione attorno l’anno mille, molto prima della nascita di altri stati europei. Una Polonia oppressa prima dal nazismo e subito dopo schiacciata dal regime sovietico. Ma è fondamentale il suo cristocentrismo espresso dalla sua prima enciclica ”Redemptor hominis” del 1979. Grazie a questo riferimento tematico, la Chiesa di Giovanni Paolo II si presenta come potenza salvatrice, nella crisi del tempo, mostrando di voler superare sia lo spiritualismo dei teorici del cristianesimo catacombale che l’eredità dell’intransigentismo teocratico. E’ dall’acquisizione della sua cittadinanza nella società che la Chiesa del “Papa slavo” irrompe nell’agorà mondiale con il programma di una affermazione forte della centralità, se non nella supremazia etica della religione nella crisi moderna. Attraverso i Suoi viaggi, milioni di persone, anche non cattolici, entrano in contatto con Lui. La televisione assicura uno scenario planetario al suo magistero. La posizione papale in materia di etica sessuale, aborto, etica economica, disarmo, diviene dialogante con il mondo post-moderno, minacciato dai demoni del nichilismo ed eroso dalle derive di un culto eccessivo per la ragione a detrimento della Fede. Si sente investito di una missione speciale, quella di battistrada di una riconciliazione tra Oriente e Occidente, considerando la fragilità intrinseca del sistema sovietico. Il Papa opta per il rilancio di Comunione e Liberazione e del movimento dei Focolarini, che egli stesso considera i “polmoni” della Chiesa. Forse è il primo Pontefice che ha saputo diventare in senso positivo un personaggio fortemente mediatico, ponendosi in dialogo con la secolarizzazione della cultura post-moderna occidentale, rivitalizzando il dialogo con le altre religioni. Dopo aver interpretato il crollo del muro di Berlino come la prova di forza dello Spirito, nei suoi vari viaggi nei paesi dell’Est non tralascia occasioni per deprecare la deriva delle società post-comuniste sotto l’invasione del materialismo liberista. Di fronte agli eccidi del nazionalismo serbo si ricrede sul concetto esasperato di nazione, e si presenta come il Pontefice dell’universalismo. Il Papa slavo dedica una grande attenzione al mondo islamico, quando nel 1995 si apre la grande moschea a Roma. Anni prima aveva dichiarato scismatico il vescovo reazionario “Lefebvre”. E’ il primo Pontefice a occuparsi della questione femminile nella famosa enciclica ”Mulieris dignitatem”. E’ toccato a un Papa slavo, anche lui in certo modo un “barbaro”, ricordare all’occidente che un trionfo troppo banale sul crollo del comunismo non può dissimulare le tare della civiltà capitalistica occidentale, che dimostra la mancanza del significato del vivere e la scarsa sensibilizzazione alla solidarietà. E’ una sfida, quella del Papa, destinata a continuare dopo di Lui, nel proporre al mondo il senso essenziale del sacro, dopo le teorie e le previsioni di una sua eclisse. Gli ultimi anni del Suo lungo pontificato sono segnati dalla malattia, per nulla nascosta, anzi, le immagini della sua palese sofferenza fisica fanno il giro del mondo, quasi a voler sfidare il tabù della malattia, della morte, della vecchiaia, del tempo che passa. Quasi a voler denigrare il culto post-moderno della efficienza a tutti i costi, dell’importanza dell’apparire sull’essere. La sua persona negli ultimi anni del suo pontificato ripropone la connotazione del martire, il ritorno a un cristianesimo di martiri, rifiutando qualsiasi orpello di sovranità politica. Un pontefice innamorato di Maria, un innamoramento iniziato dalla sua prima infanzia, trasmesso della sua famiglia, dalla sua terra così fervida di religiosità mariana. Maria ha indirizzato la sua vocazione al sacerdozio e lo ha sollevato nei momenti di abbattimento, tipici di ogni essere umano. Nel suo lungo pontificato ha invitato sempre calorosamente i suoi fedeli a porsi sotto la protezione di Maria. Totus tuus, tutto tuo, così si dichiarava il Pontefice sin da quando era stato giovane operaio in una fabbrica della Polonia, e Maria non l’aveva mai lasciato, mai deluso, quegli innamoramenti che riempiono una vita, che la rendono degna di essere vissuta, che ti recano la primavera dentro, anche nella giornata più grigia. Sapeva che tramite tale innamoramento si giunge prima a Cristo e al suo autentico messaggio, sempre trasmesso durante il suo pontificato: attraverso il suo entusiasmo, il suo esempio, nelle sue numerose encicliche, nei suoi viaggi a numerosi santuari mariani. Tra i tanti santi che canonizza durante il suo pontificato, mi viene da menzionare Santa Faustina Kowalska, mistica polacca, votata alla Divina misericordia. Nelle sue visioni aveva visto una Maria luminosissima che invia raggi di luce al cielo e alla terra. Alla terra per consolarci dalle nostre miserie, inviando serenità e miracoli a chi si affida al grande “innamoramento mariano.” Giovanni Paolo II è stato un Papa roccia, coraggioso, fustigatore di potenti, avverso alla giustificazione delle guerre proposte dalle “civili” potenze occidentale. Come Maria ha schiacciato con i piedi il serpente, con lo stesso coraggio ha schiacciato il male ammantato di buonismo, di perbenismo. I giovani lo hanno amato moltissimo, hanno colto la sua spontaneità. Ha chiesto scusa per gravi crimini commessi nella storia da una chiesa idolatrica, che aveva perso il senso della profezia, la quale riporta “l’errante” sulla retta strada. Giovanni Paolo II si spegne il 2 aprile 2005, provato nel fisico da anni, ma indomito sino all’ultimo. La Madonna, la sua stella polare, non l’aveva mai lasciato. Viene canonizzato da Papa Francesco l’anno scorso assieme al suo grande predecessore Giovanni XXIII.
Sante Rodella

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Giovanni Paolo II, l’uomo che viene dall’est. Empty GIOVANNI PAOLO II, L'UOMO CHE VIENE DALL'EST

Messaggio  don.battista Mer 9 Set - 23:31

manlio.zecchin ha scritto:Giovanni Paolo II, l’uomo che viene dall’est.
Primo Papa slavo e primo non italiano dall’anno 1522, il polacco Karol Wojtyla, arcivescovo di Cracovia, viene eletto a soli 58 anni, il 16 ottobre 1978, dopo un conclave durissimo, nel quale la Curia tenta il tutto per tutto di far vincere altri cardinali italiani. Wojtyla aveva avuto la fiducia del predecessore Paolo VI, avendogli affidato nel 1974 la relazione di base al Sinodo dei Vescovi sull’evangelizzazione. ”Non abbiate paura, aprite le porte a Cristo”, egli grida da piazza San Pietro durante la cerimonia della intronizzazione con un italiano stentato. Non eravamo abituati a papi stranieri. Il Suo fisico ancora giovanile, da alpinista e nuotatore, ha contribuito a destabilizzare certi stereotipi dei Pontefici, metabolizzati durante la storia precedente. Pochi giorni dopo già vola in elicottero ad Assisi, sulla tomba di San Francesco. Esordio di un pontificato pellegrinante e planetario, durante numerosissimi viaggi in almeno 170 Paesi del mondo. Neppure eravamo abituati ad un Papa nomade con forti finalità di evangelizzazione, con un passato giovanile di attore e scrittore di drammi teatrali. Ci ha fatto incontrare con la cultura cattolica polacca che, a differenza di altri paesi cattolici, compreso il nostro, non ha mai conosciuto i roghi delle streghe, i tribunali dell’inquisizione, le intolleranze per gli eretici, una cultura che ha appoggiato la rivoluzione astronomica e filosofica di  Copernico, Keplero, Galilei. Non ci ha mai nascosto l’amore per la sua Patria, considerato che la Polonia era già nazione attorno l’anno mille, molto prima della nascita di altri stati europei. Una  Polonia oppressa prima dal nazismo e subito dopo schiacciata dal regime sovietico.  Ma è fondamentale il suo cristocentrismo espresso dalla sua prima enciclica ”Redemptor hominis” del 1979. Grazie a questo riferimento tematico, la  Chiesa di Giovanni Paolo II si presenta come potenza salvatrice, nella crisi del tempo, mostrando di voler superare sia lo spiritualismo dei teorici del cristianesimo catacombale che l’eredità dell’ intransigentismo teocratico. E’ dall’ acquisizione della sua cittadinanza nella società che la Chiesa del “Papa slavo” irrompe nell’ agorà mondiale con il programma di una affermazione forte della centralità, se non della supremazia etica della religione nella crisi moderna. Attraverso i Suoi viaggi, milioni di persone, anche non cattolici, entrano in contatto con Lui. La televisione assicura uno scenario planetario al suo magistero. La posizione papale in materia di etica sessuale, aborto, etica economica, disarmo, diviene dialogante con il mondo post-moderno, minacciato dai demoni del nichilismo ed eroso dalle derive di un culto eccessivo per la ragione a detrimento della Fede. Si sente investito di una missione speciale, quella di battistrada di una riconciliazione tra Oriente e Occidente, considerando la fragilità intrinseca del sistema sovietico. Il Papa opta  per il rilancio di Comunione e Liberazione e del movimento dei Focolari, che egli stesso considera i “polmoni” della Chiesa. Forse è il primo Pontefice che ha saputo diventare in senso positivo un personaggio fortemente mediatico, ponendosi in dialogo con la secolarizzazione della cultura post-moderna occidentale, rivitalizzando il dialogo con le altre religioni. Dopo aver interpretato il crollo del muro di Berlino come la prova di forza dello Spirito, nei suoi vari viaggi nei paesi dell’Est non tralascia occasioni per deprecare la deriva delle società  post-comuniste sotto l’invasione del materialismo liberista. Di fronte agli eccidi del nazionalismo serbo si ricrede sul concetto esasperato di nazione, e si presenta come il Pontefice dell’universalismo. Il Papa slavo dedica una grande attenzione al mondo islamico, quando nel 1995 si apre la grande moschea a Roma. Anni prima aveva dichiarato scismatico il vescovo reazionario “Lefebvre”. E’ il primo Pontefice a occuparsi della questione femminile nella famosa enciclica ”Mulieris dignitatem”. E’ toccato a un Papa slavo, anche lui in certo modo un “barbaro”, ricordare all’ occidente che un trionfo troppo banale sul crollo del comunismo non può dissimulare le tare della civiltà capitalistica occidentale, che dimostra la mancanza del significato del vivere e la scarsa sensibilizzazione alla solidarietà. E’ una sfida, quella del Papa, destinata a continuare dopo di Lui, nel proporre al mondo il senso essenziale del sacro, dopo le teorie e le previsioni di una sua eclisse.  Gli ultimi anni del Suo lungo pontificato sono segnati dalla malattia, per nulla nascosta, anzi, le immagini della sua palese sofferenza fisica fanno il giro del mondo, quasi a voler sfidare il tabù della malattia, della morte, della vecchiaia, del tempo che passa.  Quasi a voler denigrare il culto post-moderno della efficienza a tutti i costi, dell’importanza dell’apparire sull’ essere.  La sua persona negli ultimi anni del suo pontificato ripropone la connotazione del martire, il ritorno a un cristianesimo di martiri, rifiutando qualsiasi orpello di sovranità politica.
Un pontefice innamorato di Maria, un innamoramento iniziato dalla sua prima infanzia, trasmesso dalla sua famiglia, dalla sua terra così fervida di religiosità mariana. Maria ha indirizzato la sua vocazione al sacerdozio e lo ha sollevato nei momenti di abbattimento, tipici di ogni essere umano. Nel suo lungo pontificato ha invitato sempre calorosamente i suoi fedeli a porsi sotto la protezione di Maria. Totus tuus, tutto tuo, così si dichiarava il Pontefice sin da quando era stato giovane operaio in una fabbrica della Polonia, e Maria non l’aveva mai lasciato, mai deluso, quegli innamoramenti che riempiono una vita, che la rendono degna di essere vissuta, che ti recano la primavera dentro, anche nella giornata più grigia. Sapeva che tramite tale innamoramento si giunge prima a Cristo e al suo autentico messaggio, sempre trasmesso durante il suo pontificato: attraverso il suo entusiasmo, il suo esempio, nelle sue numerose encicliche, nei suoi viaggi a numerosi santuari mariani. Tra i tanti santi che canonizza durante il suo pontificato, mi viene da menzionare Santa Faustina  Kowalska, mistica polacca, votata alla Divina misericordia. Nelle sue visioni aveva visto una Maria luminosissima che invia raggi di luce al cielo e alla terra. Alla terra  per consolarci dalle nostre miserie, inviando serenità e miracoli a chi si affida al grande “innamoramento mariano.” Giovanni Paolo II è stato un Papa roccia, coraggioso, fustigatore di potenti,  avverso alla giustificazione delle guerre proposte dalle “civili” potenze occidentale. Come per mezzo di Maria, Gesù ha schiacciato il capo al serpente, così per mezzo di lei ha schiacciato il male ammantato di buonismo, di perbenismo.  I giovani lo hanno amato moltissimo, hanno colto la sua spontaneità. Ha chiesto scusa per gravi crimini commessi nella storia da una chiesa che aveva perso il senso della profezia, la quale riporta “l’errante” sulla retta strada.  Giovanni Paolo II si spegne il 2 aprile 2005, provato nel fisico da anni, ma indomito sino all’ultimo. La Madonna, la sua stella polare, non l’aveva mai lasciato. E' stato canonizzato da Papa Francesco l’anno scorso assieme al suo grande predecessore  Giovanni XXIII.
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