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25 gennaio conversione di s Paolo

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Messaggio  federico.meneghello Mar 14 Feb - 7:04


Paolo di Tarso è una figura fondamentale per il cristianesimo. Le sue lettere costituiscono i primi scritti cristiani. Paolo vuole convincere i lettori di allora e di oggi ad abbracciare il Vangelo di Dio, che è Gesù Cristo. E ci riesce in una maniera mirabile. Il suo epistolario è formato da scritti occasionali nel senso che vengono composti per risolvere i problemi che di volta in volta sorgevano all’interno delle comunità da lui stesso fondate. Con i suoi scritti Paolo intende dare a queste comunità dei criteri evangelici per risolvere le conflittualità. Pur non rientrando nel numero dei Dodici, Paolo è considerato l’Apostolo per eccellenza. La sua storia personale ha origine nella città di Tarso in Cilicia, nell’odierna Turchia, dove era nato nell’anno 10 d.C. da una famiglia di ebrei benestanti. Il suo nome ebraico era Saul, in latino Paulus. Oltre all’ebraico, parlava anche la lingua greca. Come tutti gli abitanti di Tarso, godeva della cittadinanza romana e questo privilegio gli tornò utile quando, incarcerato a Cesarea Marittima, si appellerà al Tribunale di Roma per cercare di evitare la condanna. La sua educazione fu completata a Gerusalemme nella celebre scuola ebraica del rabbino Gamaliele. Divenne pertanto un fariseo osservante.
La sua fedeltà alle sacre scritture e il suo zelo per le tradizioni dei padri, lo indussero a considerare i cristiani una setta pericolosa e per questo divenne un persecutore dei seguaci di Gesù a Gerusalemme e in tutta la Giudea. Assistette alla lapidazione del giovane diacono Stefano, approvando la sua uccisione.
La persecuzione contro i cristiani costrinse molti di loro a mettersi in salvo fuggendo verso la Siria. Paolo li inseguì. Ma proprio sulla via di Damasco avvenne un fatto prodigioso che cambiò la sua vita e il corso della storia. Un vero e proprio spartiacque.
All’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e, cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo perché mi perseguiti?» Rispose: «Chi sei, o Signore?». Ed egli: «Io sono Gesù, che tu perseguiti!». (At 9, 4-5). Si tratta della cosiddetta Conversione di San Paolo: l’incontro con il Cristo risorto, sotto forma di un bagliore così forte da renderlo cieco per tre giorni. In seguito a questo avvenimento, Paolo ricevette il battesimo nel nome di Gesù e si aprì alla fede in lui. Aveva circa 28 anni.
Ma la sua fu una “conversione” o una “vocazione”? Lui stesso nella sue lettere non dice mai di essersi convertito dalla fede ebraica a quella cristiana. Quando parla della sua vicenda usa i termini di chiamata, di vocazione. Paolo rilegge la propria storia secondo il modello biblico della scelta dei profeti per l’iniziativa assolutamente libera e gratuita di Dio, in vista di un compito che egli affida loro. Ricordando il passato, fa emergere i suoi trascorsi di persecutore per mettere in risalto l’abbondanza della grazia divina. L’apparizione o visione che ebbe sulla via Damasco per lui è una vera e propria illuminazione che gli ha fatto sperimentare la potenza della Parola di Dio nella sua esistenza e gli ha fatto comprendere che Gesù è il Signore.
È verosimile che Paolo non sia arrivato completamente impreparato a quell’incontro che ha ribaltato l’intera sua esistenza, dandogli un nuovo orientamento. Egli, perseguitando i primi seguaci di Gesù, a poco a poco venne conquistato da quell’annuncio fino a trasformarlo in un evangelizzatore.
Se per conversione si intende il cambiamento da uno stile di vita malvagio a uno virtuoso, Paolo non rientra in questa categoria perché, come fariseo, era assolutamente irreprensibile nell’osservanza della Legge mosaica che indica la via del bene. Anche nel caso che per conversione si intenda il passaggio da una religione ad un’altra, Paolo non rientra in questa ipotesi perché al suo tempo il cristianesimo non aveva ancora le strutture proprie che assunse in seguito.
Paolo pertanto nasce “ebreo” e muore “ebreo seguace di Gesù”. La sua conversione quindi consiste nell’abbandono della strategia della violenza nei confronti dei discepoli di Gesù per diventare un appassionato ed instancabile diffusore del Vangelo. È l’incontro con Gesù risorto che cambia la sua vita e il suo rapporto con Dio. Il centro del suo universo religioso non è più costituito dall’osservanza delle Legge mosaica, ma dalla sua relazione con Cristo.
E così cambia e si rinnova anche l’interpretazione della Scrittura che viene letta in funzione della venuta di Gesù Cristo.
Paolo da parte sua rende grazie a “Colui che lo ha reso forte” per essere stato giudicato degno di fiducia nel mettersi a suo servizio. Riconosce che gli è stata usata misericordia perché agiva per ignoranza. E riconosce che la salvezza è un dono gratuito di Dio, una grazia che va accolta con fiducia e totale disponibilità.

M.P.
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