Una semplice riflessione sull’Ecumenismo gennaio 2018

“Ecumenismo”è una parola che sento importante perché mi fa pensare ad una grande comunità di persone nella fratellanza fiduciosa, l’accordo, la condivisione e la collaborazione; una diversità di pensiero che però si confronta, in dialogo costante, cercando di progredire insieme, avanzare con una docile presenza alla propria coscienza profonda, l’umano spirituale incarnato e rivelato da Gesù di Nazaret.
Per trovare il filo conduttore di questa grande comunità, la matrice non solo in Gesù Cristo, cito una frase del Concilio Vaticano II in un documento per l’ecumenismo: “Tutti i popoli hanno una sola origine, costituiscono una sola comunità e hanno un solo fine ultimo, Dio.”
Che sguardo sull’Uomo necessita l’ecumenismo? Credo uno sguardo il più possibile libero, vivo che accoglie, dona importanza, sa vedere l’ essenza buona, bella, la spiritualità insita nella persona; sguardo dell’uomo pacificato che osserva, comprende e ama; ama la propria umanità e quella del suo simile, tutti figli dello stesso Padre.
Da “ecumenismo”mi sorge anche l’immagine di un fare come quello degli antichi mestieri che si vede nelle rievocazioni storiche delle feste di paese; un fare comune con l’obiettivo di lavorare a “regola d’arte” per un bel risultato. Un fare che fa condividere una gioia semplice, un fare assieme che diventa dono di sé nella fratellanza.
Ecumenismo come una strada e un cammino dell’essere e del fare che richiede tempo, pazienza, adattamento, e dedizione del cuore intelligente che trova l’unità e l’armonia profonda della persona, del suo essere unico e vero, in relazione con se stesso, gli altri, il mondo e la trascendenza.
E qui mi vengono in mente le Comunità di Bose e di Taizé…

Susanna Zancanaro