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Messaggio  CristianoCavedon Mar 12 Mar - 8:19

Maria canta la grandezza delle opere di Dio
(Magnificat)

Il canto del Magnificat sgorgato dal cuore di Maria dopo il viaggio in terra di Giuda per andare a trovare la cugina Elisabetta è il canto che ogni giorno esprimiamo al termine dei Vespri.
E’ il canto sgorgato dall’incontro di due mamme diventate tali per intervento divino, ed è tra le basi della preghiera cristiana.
Il card. Ravasi scrive che cantando il Magnificat la chiesa ripete un’unica, identica e continua preghiera, che esalta il trionfo di Dio attuato non attraverso la potenza e le manovre politiche e la prepotenza militare ed economica, ma attraverso i semplici, i poveri, i dimenticati dagli annali della storia politica.
Ma anzitutto è il canto di Maria. Cosa esprime Maria con questo canto? Dice la sua fede e ci insegna a leggere la storia dal punto di vista di Dio, ci insegna chi è Dio.
In poche righe la Vergine parla di Dio a partire dalla fede, sotto l’impulso dello Spirito, con la coscienza della propria piccolezza, con aderenza alla concretezza della vita.
Da questo cantico possiamo allora trarre alcune indicazioni per la nostra fede e per il nostro modo di parlare di Dio.

Parlare di Dio all’uomo d’oggi non è facile, perché si muove in un orizzonte culturale che vorrebbe cancellare ogni forma e presenza del divino, perché all’uomo d’oggi basta se stesso e il presente, ed è tendenzialmente scettico verso ogni proposta di trascendenza. L’uomo d’oggi fa volentieri a meno di Dio. Sta meglio con tutte le sue idolatrie!
Parlare di Dio all’uomo d’oggi con le parole del Magnificat significa invitare l’uomo ad alzare lo sguardo dagli idoli al Vangelo.
Ci domandiamo: chi può cantare il Magnificat oggi? Non tutti. Per chi è questo canto?
A queste domande troviamo tre risposte nel magnificat stesso: è il canto dei poveri, è il canto di coloro che riconoscono che il Signore indica la sua via; è il canto di coloro che sono contenti del Signore.
E’ il canto dei poveri.
Non tanto e non principalmente dei poveri socialmente, quanto di coloro che si riconoscono tali di fronte a Dio. Maria è povera, si riconosce povera di fronte a Dio, bisognosa di Dio, come tutti i poveri di Israele, e preannuncia i poveri del regno di Dio.
Beati i poveri... dice la prima Beatitudine, e cioè beato chi riconosce come valore fondamentale la logica del Regno di Dio, riconosce che ad esso corrisponde un atteggiamento di povertà, di accoglienza della grazia, dei doni di Dio che sovrabbondano anche nei peccatori.
Il magnificat è il canto di coloro che riconoscono che il Signore indica una sua via:
cioè che il Signore cammina e guida e attira a sé coloro che a lui si affidano.
Non è così immediato e così facile riconoscere la via del Signore. Non lo fu neppure per Maria: e lo disse “Come avverrà questo?”.
Il suo non era il dubbio della fede, era soltanto la volontà di capire, di essere sicura che tutti gli elementi in gioco ritrovassero la loro armonia secondo il disegno del Signore, secondo la sua volontà.
La sua era una fede che domandava, non l’incredulità di chi pensa di voler dare lezioni al Signore.
Nel Magnificat Maria riconosce la via e la logica del Signore, ha davanti tutto, anche se ancora non comprende.
Dovrà sperimentare il non capire, il non comprendere; dovrà capire poco a poco chi è questo figlio che porta in sé, che cosa significa essere la madre di questo figlio.
E lo capirà camminando secondo la volontà del Padre suo, seguendo il Figlio fino alla croce e alla risurrezione.
Il magnificat dunque è il canto di coloro che riconoscono che le vie del Signore proposte a chiunque lo voglia seguire.
Il magnificat è il canto di coloro che imparano o hanno imparato a essere contenti del Signore:
anche questa non è l’esperienza più immediata. Vi sono dei momenti in cui è facile, ma vi sono momenti in cui dentro di noi l’animo protesta, anche fortemente, e non è contento del Signore. Non sempre siamo capaci di dire con il salmo 73 “Il mio bene è stare vicino a Dio”, comunque vadano le cose, comunque siano le circostanze. Tante volte, ci sembra di essere “arrabbiati” con Dio per quello che viviamo.
E’ faticoso di dire in ogni circostanza che siamo contenti del Signore per quanto ci dona.
Con il Magnificat diciamo al Signore che siamo contenti di lui, che lui ci sia, che ci chiami ad essere con lui e per lui, nonostante tutto.
Il magnificat, sulle labbra di Maria, è questo canto.
Se lo mettiamo sulle nostre labbra, quali atteggiamenti ci suggerisce?
Anzitutto il senso della piccolezza.
Davanti ai grandi problemi della società, conserviamoci umili, come Maria, la piccola. Non pretendiamo di essere i salvatori, i riformatori del mondo. Ricordiamoci che siamo servi inutili ma operosi del vangelo (Lc 17, 7-10), solidali con chi ha bisogno, in cammino con tutti i pellegrini che cercano il cielo.
I nostri occhi rimangano aperti sul mondo.
Nel magnificat Maria guarda il mondo con profondo senso di realismo: vi riconosce i contrasti tra i potenti e gli umili, tra i ricchi e gli affamati. Si pone così nella tradizione delle grandi Madri e delle grandi donne dell’A.T.: di Sara, madre di Isacco, figlio della promessa; di Maria, sorella di Mosè, che guida il canto della vittoria dopo il passaggio del Mar Rosso; di Debora, la profetessa; di Ester, che salva il suo popolo dallo sterminio.
Come Maria, per offrire un servizio e una testimonianza efficace, dobbiamo scrutare i segni dei tempi e interpretarli alla luce del vangelo, dobbiamo essere profeti che annunciano e anticipano il futuro di Dio, non quello dell’uomo.
E devono essere occhi di misericordia.
Nel mondo Maria vede schiere di sofferenti: su di essi posa i suoi occhi misericordiosi, come cantiamo nella Salve Regina.
Ai sofferenti per le condizioni di vita e per le malattie dobbiamo sempre aggiungere anche i sofferenti nella psiche e nell’anima, questi ultimi sono forse i più dimenticati e i più soli.

CristianoCavedon

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