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Sinodo dei Vescovi sui Giovani

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Messaggio  Damiano Pinton Sab 9 Feb - 12:15

Sinodo dei Vescovi sui Giovani (continuazione dell’articolo pubblicato a partire da Gennaio-Febbraio)
 
La seconda parte della Lettera dei giovani alla Chiesa di Padova (pubblicata in Respice Stellam mese? 2018) è intitolata:
2 - Prendersi cura della comunità
 
Riguardo a questo argomento, nel Documento finale del Sinodo dei vescovi sui giovani possiamo leggere:
 
Il peso della gestione amministrativa
17. Molti Padri hanno fatto notare che il peso dei compiti amministrativi assorbe in modo eccessivo e a volte soffocante le energie di tanti pastori (…)
La situazione delle parrocchie
18. Pur rimanendo la prima e principale forma dell’essere Chiesa nel territorio, diverse voci hanno indicato come la parrocchia fatichi a essere un luogo rilevante per i giovani e come sia necessario ripensarne la vocazione missionaria. La sua bassa significatività negli spazi urbani, la poca dinamicità delle proposte, insieme ai cambiamenti spazio-temporali degli stili di vita sollecitano un rinnovamento. Anche se vari sono i tentativi di innovazione, spesso il fiume della vita giovanile scorre ai margini della comunità, senza incontrarla.
Desiderio di una comunità ecclesiale più autentica e fraterna
57. I giovani chiedono che la Chiesa brilli per autenticità, esemplarità, competenza, corresponsabilità e solidità culturale. (…) Tra le attese dei giovani spicca in particolare il desiderio che nella Chiesa si adotti uno stile di dialogo meno paternalistico e più schietto.
Camminare con i giovani
116. (...) Non si tratta dunque di fare soltanto qualcosa “per loro”, ma di vivere in comunione “con loro”, crescendo insieme nella comprensione del Vangelo e nella ricerca delle forme più autentiche per viverlo e testimoniarlo. La partecipazione responsabile dei giovani alla vita della Chiesa non è opzionale, ma un’esigenza della vita battesimale e un elemento indispensabile per la vita di ogni comunità. Le fatiche e fragilità dei giovani ci aiutano a essere migliori, le loro domande ci sfidano, i loro dubbi ci interpellano sulla qualità della nostra fede. Anche le loro critiche ci sono necessarie, perché non di rado attraverso di esse ascoltiamo la voce del Signore che ci chiede conversione del cuore e rinnovamento delle strutture.
I giovani ci chiedono di camminare insieme
119. La Chiesa nel suo insieme, nel momento in cui in questo Sinodo ha scelto di occuparsi dei giovani, ha fatto una opzione ben precisa: considera questa missione una priorità pastorale epocale su cui investire tempo, energie e risorse. Fin dall’inizio del cammino di preparazione i giovani hanno espresso il desiderio di essere coinvolti, apprezzati e di sentirsi coprotagonisti della vita e della missione della Chiesa. In questo Sinodo abbiamo sperimentato che la corresponsabilità vissuta con i giovani cristiani è fonte di profonda gioia anche per i vescovi. Riconosciamo in questa esperienza un frutto dello Spirito che rinnova continuamente la Chiesa e la chiama a praticare la sinodalità come modo di essere e di agire, promovendo la partecipazione di tutti i battezzati e delle persone di buona volontà, ognuno secondo la sua età, stato di vita e vocazione.
Dalla delega al coinvolgimento
128. La sinodalità missionaria non riguarda soltanto la Chiesa a livello universale. L’esigenza di camminare insieme, dando una reale testimonianza di fraternità in una vita comunitaria rinnovata e più evidente, concerne anzitutto le singole comunità. Occorre dunque risvegliare in ogni realtà locale la consapevolezza che siamo popolo di Dio, responsabile di incarnare il Vangelo nei diversi contesti e all’interno di tutte le situazioni quotidiane.
(…) Non basta dunque avere delle strutture, se in esse non si sviluppano relazioni autentiche; è la qualità di tali relazioni, infatti, che evangelizza.
La vita della comunità. Un mosaico di volti
131. Una chiesa sinodale e missionaria si manifesta attraverso comunità locali abitate da molti volti. Fin dall’inizio la Chiesa non ha avuto una forma rigida e omologante, ma si è sviluppata come un poliedro di persone con sensibilità, provenienze e culture diverse. Proprio in questo modo essa ha mostrato di portare nei vasi di creta della fragilità umana il tesoro incomparabile della vita trinitaria. L’armonia che è dono dello Spirito non abolisce le differenze, ma le accorda generando una ricchezza sinfonica. Questo incontro nell’unica fede tra persone diverse costituisce la condizione fondamentale per il rinnovamento pastorale delle nostre comunità.
Kerygma e catechesi
133. L’annuncio di Gesù Cristo, morto e risorto, che ci ha rivelato il Padre e donato lo Spirito, è vocazione fondamentale della comunità cristiana. Fa parte di questo annuncio l’invito ai giovani a riconoscere nella loro vita i segni dell’amore di Dio e a scoprire la comunità come luogo di incontro con Cristo. (…) Va tenuto vivo l’impegno a offrire itinerari continuativi e organici che sappiano integrare: una conoscenza viva di Gesù Cristo e del suo Vangelo, la capacità di leggere nella fede la propria esperienza e gli eventi della storia, un accompagnamento alla preghiera e alla celebrazione della liturgia, l’introduzione alla Lectio divina e il sostegno alla testimonianza della carità e alla promozione della giustizia, proponendo così un’autentica spiritualità giovanile.
La centralità della liturgia
134. La celebrazione eucaristica è generativa della vita della comunità e della sinodalità della Chiesa. Essa è luogo di trasmissione della fede e di formazione alla missione, in cui si rende evidente che la comunità vive di grazia e non dell’opera delle proprie mani. (…)
La generosità della diakonia
137. I giovani possono contribuire a rinnovare lo stile delle comunità parrocchiali e a costruire una comunità fraterna e prossima ai poveri. I poveri, i giovani scartati, quelli più sofferenti, possono diventare il principio di rinnovamento della comunità. Essi vanno riconosciuti come soggetti dell’evangelizzazione e ci aiutano a liberarci dalla mondanità spirituale. Spesso i giovani sono sensibili alla dimensione della diakonia. (…) I poveri, i piccoli, i malati, gli anziani sono la carne di Cristo sofferente: per questo mettersi a loro servizio è un modo per incontrare il Signore e uno spazio privilegiato per il discernimento della propria chiamata. Un’apertura particolare è richiesta, in diversi contesti, ai migranti e ai rifugiati. Con loro bisogna operare per l’accoglienza, la protezione, la promozione e l’integrazione. L’inclusione sociale dei poveri fa della Chiesa la casa della carità.
 
Il testo completo del  Documento finale del Sinodo dei vescovi sui giovani si può trovare in internet nel sito web ufficiale creato apposta per l’evento: [qui vorrei scrivere l'indirizzo wwwsynod2018va ma se lo faccio non mi lascia pubblicare e compare questo messaggio: I nuovi membri non sono autorizzati a postare link esterni o una mail per 7 giorni. Si prega di contattare l'amministratore del forum per maggiori informazioni.]
 
Questo articolo prosegue nel prossimo numero di Respice Stellam.

Damiano Pinton

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Messaggio  CristianoCavedon Mar 12 Feb - 9:30

Sinodo dei Vescovi sui Giovani (2)
 
La seconda parte della Lettera dei giovani alla Chiesa di Padova riguarda il tema: 
Prendersi cura della comunità
 
Riguardo a questo argomento, nel Documento finale del Sinodo dei vescovi sui giovani possiamo trovare i seguenti riscontri:
 
Il peso della gestione amministrativa
17. Molti Padri hanno fatto notare che il peso dei compiti amministrativi assorbe in modo eccessivo e a volte soffocante le energie di tanti pastori (…)
La situazione delle parrocchie
18. Pur rimanendo la prima e principale forma dell’essere Chiesa nel territorio, diverse voci hanno indicato come la parrocchia fatichi a essere un luogo rilevante per i giovani e come sia necessario ripensarne la vocazione missionaria. La sua bassa significatività negli spazi urbani, la poca dinamicità delle proposte, insieme ai cambiamenti spazio-temporali degli stili di vita sollecitano un rinnovamento. Anche se vari sono i tentativi di innovazione, spesso il fiume della vita giovanile scorre ai margini della comunità, senza incontrarla.
Desiderio di una comunità ecclesiale più autentica e fraterna
57. I giovani chiedono che la Chiesa brilli per autenticità, esemplarità, competenza, corresponsabilità e solidità culturale. (…) Tra le attese dei giovani spicca in particolare il desiderio che nella Chiesa si adotti uno stile di dialogo meno paternalistico e più schietto.
Camminare con i giovani
116. (...) Non si tratta dunque di fare soltanto qualcosa “per loro”, ma di vivere in comunione “con loro”, crescendo insieme nella comprensione del Vangelo e nella ricerca delle forme più autentiche per viverlo e testimoniarlo. La partecipazione responsabile dei giovani alla vita della Chiesa non è opzionale, ma un’esigenza della vita battesimale e un elemento indispensabile per la vita di ogni comunità. Le fatiche e fragilità dei giovani ci aiutano a essere migliori, le loro domande ci sfidano, i loro dubbi ci interpellano sulla qualità della nostra fede. Anche le loro critiche ci sono necessarie, perché non di rado attraverso di esse ascoltiamo la voce del Signore che ci chiede conversione del cuore e rinnovamento delle strutture.
I giovani ci chiedono di camminare insieme
119. La Chiesa nel suo insieme, nel momento in cui in questo Sinodo ha scelto di occuparsi dei giovani, ha fatto una opzione ben precisa: considera questa missione una priorità pastorale epocale su cui investire tempo, energie e risorse. Fin dall’inizio del cammino di preparazione i giovani hanno espresso il desiderio di essere coinvolti, apprezzati e di sentirsi coprotagonisti della vita e della missione della Chiesa. In questo Sinodo abbiamo sperimentato che la corresponsabilità vissuta con i giovani cristiani è fonte di profonda gioia anche per i vescovi. Riconosciamo in questa esperienza un frutto dello Spirito che rinnova continuamente la Chiesa e la chiama a praticare la sinodalità come modo di essere e di agire, promovendo la partecipazione di tutti i battezzati e delle persone di buona volontà, ognuno secondo la sua età, stato di vita e vocazione.
Dalla delega al coinvolgimento
128. La sinodalità missionaria non riguarda soltanto la Chiesa a livello universale. L’esigenza di camminare insieme, dando una reale testimonianza di fraternità in una vita comunitaria rinnovata e più evidente, concerne anzitutto le singole comunità. (…) Non basta dunque avere delle strutture, se in esse non si sviluppano relazioni autentiche; è la qualità di tali relazioni, infatti, che evangelizza.
La vita della comunità. Un mosaico di volti
131. Una chiesa sinodale e missionaria si manifesta attraverso comunità locali abitate da molti volti. Fin dall’inizio la Chiesa non ha avuto una forma rigida e omologante, ma si è sviluppata come un poliedro di persone con sensibilità, provenienze e culture diverse. Proprio in questo modo essa ha mostrato di portare nei vasi di creta della fragilità umana il tesoro incomparabile della vita trinitaria. L’armonia che è dono dello Spirito non abolisce le differenze, ma le accorda generando una ricchezza sinfonica. Questo incontro nell’unica fede tra persone diverse costituisce la condizione fondamentale per il rinnovamento pastorale delle nostre comunità.
Kerygma e catechesi
133. L’annuncio di Gesù Cristo, morto e risorto, che ci ha rivelato il Padre e donato lo Spirito, è vocazione fondamentale della comunità cristiana. Fa parte di questo annuncio l’invito ai giovani a riconoscere nella loro vita i segni dell’amore di Dio e a scoprire la comunità come luogo di incontro con Cristo. (…) Va tenuto vivo l’impegno a offrire itinerari continuativi e organici che sappiano integrare: una conoscenza viva di Gesù Cristo e del suo Vangelo, la capacità di leggere nella fede la propria esperienza e gli eventi della storia, un accompagnamento alla preghiera e alla celebrazione della liturgia, l’introduzione alla Lectio divina e il sostegno alla testimonianza della carità e alla promozione della giustizia, proponendo così un’autentica spiritualità giovanile.
La centralità della liturgia
134. La celebrazione eucaristica è generativa della vita della comunità e della sinodalità della Chiesa. Essa è luogo di trasmissione della fede e di formazione alla missione, in cui si rende evidente che la comunità vive di grazia e non dell’opera delle proprie mani. (…)
La generosità della diakonia
137. I giovani possono contribuire a rinnovare lo stile delle comunità parrocchiali e a costruire una comunità fraterna e prossima ai poveri. I poveri, i giovani scartati, quelli più sofferenti, possono diventare il principio di rinnovamento della comunità. Essi vanno riconosciuti come soggetti dell’evangelizzazione e ci aiutano a liberarci dalla mondanità spirituale. Spesso i giovani sono sensibili alla dimensione della diakonia. (…) I poveri, i piccoli, i malati, gli anziani sono la carne di Cristo sofferente: per questo mettersi a loro servizio è un modo per incontrare il Signore e uno spazio privilegiato per il discernimento della propria chiamata. Un’apertura particolare è richiesta, in diversi contesti, ai migranti e ai rifugiati. Con loro bisogna operare per l’accoglienza, la protezione, la promozione e l’integrazione. L’inclusione sociale dei poveri fa della Chiesa la casa della carità.
 
Il testo completo del  Documento finale del Sinodo dei vescovi sui giovani si può trovare in internet nel sito web ufficiale creato apposta per l’evento: [qui vorrei scrivere l'indirizzo wwwsynod2018va ma se lo faccio non mi lascia pubblicare e compare questo messaggio: I nuovi membri non sono autorizzati a postare link esterni o una mail per 7 giorni. Si prega di contattare l'amministratore del forum per maggiori informazioni.]
 
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