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Messaggio  CristianoCavedon Mar 12 Feb - 18:50

Maria “Madre dell’unità” dei cristiani

Nell’ambito delle iniziative per la settimana ecumenica celebrate nel mese di gennaio (18-25) abbiamo riflettuto e pregato sul tema del rapporto Maria e l’ecumenismo nella serata del 24 gennaio 2019.
Anzitutto abbiamo pregato utilizzando parte di una anafora della chiesa copta di Etiopia che, come tutto il mondo ortodosso, non si pone il problema del pregare Maria e i santi, ma lo fa, lo vive, lo celebra in tanti modi, fa una grande esperienza di preghiera più che una sistematica riflessione teologica.
Poi, sempre pregando e riflettendo, abbiamo visto come il titolo di “Madre dell’unità” non sia proprio così condiviso tra le chiese.
Ha origine sì da s. Agostino (cf. Discorsi sul Natale, Città Nuova, Roma 1984, vol. IV, pp. 52.53), e viene ripreso soprattutto da Paolo VI (omelia 2 febbraio 1965) durante il Concilio Vaticano II. Una delle idee di quel tempo era di riunire attorno a Maria “Mater Unitatis” non solo i cattolici ma anche tutti gli altri cristiani, anche quelli separati. Un’idea di ecumenismo, quella di un’unica chiesa che raccogliesse tutte le chiese, che poi si è trasformata nell’idea di tante chiese in comunione tra loro.
Il ruolo di Maria “mater unitatis” così come lo vedeva Paolo VI non era condiviso dalle chiese evangeliche le quali non coltivano alcuna forma di pietà, devozione e culto mariano. Essi ammettono che per ortodossi e cattolici il culto mariano possa essere considerato legittimo, mentre per loro no. Secondo loro la questione del culto a Maria divide i cristiani.
Per loro parlare di Maria “Madre dell’unità” è un paradosso e allo stesso tempo un compito, quello di prendere una posizione al riguardo.
E lo hanno fatto dicendo che ammettono che il culto a Maria sia un fattore di divisione, ma dicono anche che la figura biblica di Maria è un elemento di unione.
Allora per trovare una base comune di dialogo ecumenico su Maria bisogna partire da un linguaggio comune: la Maria dei Vangeli unisce e vederla dal punto di vista della esemplarità della Chiesa diventa un tema che può essere sviluppato assieme tra le chiese.
Sono molto interessanti per noi cattolici queste osservazioni, ma soprattutto ancor più stimolanti gli interrogativi che gli evangelici ci pongono: essi ci chiedono perché Maria da donna di preghiera, che prega con noi e noi come lei (il Magnificat) è divenuta donna pregata? Se la si loda (Ave Maria) come l’angelo stesso ha fatto nel momento della annunciazione, perché noi poi la invochiamo in prima persona (prega per noi) riconoscendole un ruolo di intercessione? Perché Maria da donna credente, modello di fede nella chiesa, è divenuta oggetto di fede attraverso i dogmi della Immacolata Concezione e della Assunzione?
Questi sono alcuni dei nodi che dobbiamo sciogliere per un cammino ecumenico più condiviso.
In questi ultimi decenni, dal Concilio Vaticano II in poi, è stato fatto molto, e in modo anche di grandi aperture reciproche, tanto da far dire a Giovanni Paolo II che “la maternità universale di Maria, anche se fa apparire ancor più dolorose le divisioni tra i cristiani, costituisce un grande segno di speranza per il cammino ecumenico”, e che “le divergenze tra le chiese cristiane sono più di formulazione che di contenuto”! (Catechesi del 12 novembre 1997, Maria: la Madre dell’unità e della speranza).
Pertanto, mentre ci aspettiamo che il dialogo prosegua in modo costruttivo e condiviso, come è stato fatto ad esempio dal Gruppo di Dombes, e negli accordi tra la chiesa anglicana e quella cattolica, dobbiamo anche noi cattolici fare un cammino di purificazione nei riguardi della devozione e del culto a Maria.
Credo che, come Maria insegna nei Vangeli, il suo ruolo sia sempre di essere a fianco del Figlio e della Chiesa. Una chiesa senza Maria non è chiesa, ma anche una chiesa che consideri Maria indipendentemente dal suo Figlio non è vera chiesa! Credo che la sua testimonianza di fede sia tra le più alte e pure. Credo che la devozione dei cristiani debba tener conto dei dati evangelici. Credo che la pietà popolare vada vissuta senza troppo sentimentalismi e senza isterismi. Credo che certo forme pagane possano inquinare sempre ogni forma di devozione a Maria o anche altri santi, e quindi sia necessaria una attenzione da parte dei responsabili delle comunità nel guidare i fedeli. Credo che i luoghi di devozione, come i tanti santuari sparsi ovunque, debbano esprimere questo genere di fattore guida nella devozione a Maria.
Certo noi cattolici faremo molta fatica ad accettare di non pregare Maria, come vorrebbero gli evangelici. Per noi la preghiera a Dio è certamente diversa da quella che rivolgiamo a Maria e ai Santi, ma credendo nella comunione dei santi, come diciamo nel Credo, crediamo non solo che esistono, ma anche che possono intercedere presso Dio per noi.
Certo, dovremo imparare a dire che i miracoli non li fanno i santi, ma li fa Dio attraverso la loro intercessione, come ha fatto Maria a Cana di Galilea.
Il tema della comunione dei santi è comunque alla base di un cammino per un avvicinamento tra chiese. Un gruppo di lavoro bilaterale della conferenza episcopale tedesca e della direzione della chiesa evangelica luterana in Germania ha prodotto un bel documento in proposito (gennaio 2000).
Ci auguriamo che il cammino prosegua con intensità e passi di sempre più viva comunione.

p. Cristiano Cavedon

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Messaggio  CristianoCavedon Mer 13 Feb - 6:52

Maria “Madre dell’unità” dei cristiani

Nell’ambito delle iniziative per la settimana ecumenica celebrate nel mese di gennaio (18-25) abbiamo riflettuto e pregato sul tema del rapporto Maria e l’ecumenismo nella serata del 24 gennaio 2019.
Anzitutto abbiamo pregato utilizzando parte di una anafora della chiesa copta di Etiopia che, come tutto il mondo ortodosso, non si pone il problema del pregare Maria e i santi, ma lo fa, lo vive, lo celebra in tanti modi, fa una grande esperienza di preghiera più che una sistematica riflessione teologica.
Poi, sempre pregando e riflettendo, abbiamo visto come il titolo di “Madre dell’unità” non sia proprio così condiviso tra le chiese.
Ha origine sì da s. Agostino (cf. Discorsi sul Natale, Città Nuova, Roma 1984, vol. IV, pp. 52.53), e viene ripreso soprattutto da Paolo VI (omelia 2 febbraio 1965) durante il Concilio Vaticano II. Una delle idee di quel tempo era di riunire attorno a Maria “Mater Unitatis” non solo i cattolici ma anche tutti gli altri cristiani, anche quelli separati. Un’idea di ecumenismo, quella di un’unica chiesa che raccogliesse tutte le chiese, che poi si è trasformata nell’idea di tante chiese in comunione tra loro.
Il ruolo di Maria “mater unitatis” così come lo vedeva Paolo VI non era condiviso dalle chiese evangeliche le quali non coltivano alcuna forma di pietà, devozione e culto mariano. Essi ammettono che per ortodossi e cattolici il culto mariano possa essere considerato legittimo, mentre per loro no. Secondo loro la questione del culto a Maria divide i cristiani.
Per loro parlare di Maria “Madre dell’unità” è un paradosso e allo stesso tempo un compito, quello di dover prendere una posizione al riguardo.
E lo hanno fatto dicendo che ammettono che il culto a Maria sia un fattore di divisione, ma dicono anche che la figura biblica di Maria è un elemento di unione.
Allora per trovare una base comune di dialogo ecumenico su Maria bisogna partire da un linguaggio comune: la Maria dei Vangeli unisce e vederla dal punto di vista della esemplarità della Chiesa diventa un tema che può essere sviluppato assieme tra le chiese, tema che il Concilio Vaticano II ha affrontato nel cap. VIII della Lumen Gentium.
Sono molto interessanti per noi cattolici le osservazioni che ci vengono dal mondo protestante, ma soprattutto ancor più stimolanti gli interrogativi che ci pongono: ci chiedono perché Maria da donna di preghiera, che prega con noi e noi come lei (il Magnificat) è divenuta donna pregata? Se la si loda (Ave Maria) come l’angelo stesso ha fatto nel momento della annunciazione, perché noi poi la invochiamo in prima persona (prega per noi) riconoscendole un ruolo di intercessione? Perché Maria da donna credente, modello di fede nella chiesa, è divenuta oggetto di fede attraverso i dogmi della Immacolata Concezione e della Assunzione?
Questi sono alcuni dei nodi che dobbiamo sciogliere per un cammino ecumenico più condiviso.
In questi ultimi decenni, dal Concilio Vaticano II in poi, è stato fatto molto, e in modo anche di grandi aperture reciproche, tanto da far dire a Giovanni Paolo II che “la maternità universale di Maria, anche se fa apparire ancor più dolorose le divisioni tra i cristiani, costituisce un grande segno di speranza per il cammino ecumenico”, e che “le divergenze tra le chiese cristiane sono più di formulazione che di contenuto”! (Catechesi del 12 novembre 1997, Maria: la Madre dell’unità e della speranza).
Pertanto, mentre ci aspettiamo che il dialogo prosegua in modo costruttivo e condiviso, come è stato fatto ad esempio dal Gruppo di Dombes, e negli accordi tra la chiesa anglicana e quella cattolica, dobbiamo anche noi cattolici fare un cammino di purificazione nei riguardi della devozione e del culto a Maria.
Credo che, come Maria insegna nei Vangeli, il suo ruolo sia sempre di essere a fianco del Figlio e della Chiesa. Una chiesa senza Maria non è chiesa, ma anche una chiesa che consideri Maria indipendentemente dal suo Figlio non è vera chiesa! Credo che la sua testimonianza di fede sia tra le più alte e pure. Credo che la devozione dei cristiani debba tener conto dei dati evangelici. Credo che la pietà popolare vada vissuta senza troppi sentimentalismi, senza isterismi e senza fanatismi. Credo che certo forme pagane possano sempre inquinare le forme di devozione a Maria o anche di altri santi, e quindi sia necessaria una attenzione da parte dei responsabili delle comunità nel guidare i fedeli. Credo che i luoghi di devozione, come i tanti santuari sparsi ovunque, debbano esprimere questo genere di guida nella devozione a Maria.
Certo noi cattolici faremo molta fatica ad accettare di non pregare Maria, come vorrebbero gli evangelici. Per noi la preghiera a Dio è certamente diversa da quella che rivolgiamo a Maria e ai santi, ma credendo nella comunione dei santi, come affermiamo nel Credo, crediamo non solo che esistono, ma anche che possono intercedere presso Dio per noi.
Certo, dovremo imparare a dire che i miracoli non li fanno i santi, ma li fa Dio attraverso la loro intercessione, come ha fatto Maria a Cana di Galilea.
Il tema della comunione dei santi è comunque alla base di un cammino per un avvicinamento tra chiese. Un gruppo di lavoro bilaterale della conferenza episcopale tedesca e della direzione della chiesa evangelica luterana in Germania ha lavorato su questo tema e ha prodotto un bel documento in proposito (gennaio 2000).
Ci auguriamo che il cammino prosegua con intensità e promuova passi di sempre più viva comunione.

p. Cristiano Cavedon

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