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La Chiesa narrata dagli Apostoli

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Messaggio  federico.meneghello Sab 16 Mar - 12:20



Nel cammino per conoscere di più cos’è la Chiesa e per scoprirne meglio la ricchezza, diventa necessario per noi confrontarci con l’esperienza dei discepoli di Gesù, di coloro che l’hanno visto e ascoltato. Dopo aver preso coscienza della novità ricevuta dallo Spirito del Signore Gesù, alcuni discepoli si sentirono inviati (= apostoli) e cominciano a testimoniare il loro incontro con Gesù.
Incontrare quindi gli “Atti degli Apostoli” ci aiuta a comprendere gli aspetti essenziali della nuova vita proposta da Gesù. Leggiamo in un testo del decreto conciliare Ad Gentes 1:
“Inviata da Dio alle genti per essere sacramento universale di salvezza, la Chiesa, … si sforza di annunciare il vangelo a tutti gli uomini. Infatti gli apostoli stessi, sui quali la Chiesa fu fondata, seguendo l’esempio di Cristo, predicarono la parola della verità e generarono le chiese. È pertanto compito dei loro successori dare continuità a quest’opera, perché la parola di Dio corra e sia glorificata (2 Tess. 3, 1) e il regno di Dio sia annunciato e stabilito in tutta la terra”.

Una Chiesa Apostolica
Fin dal suo nascere la Chiesa è chiamata ad essere “inviata” a tutti perché ricolma dello stesso Spirito che ha animato il Cristo (esperienza di Pentecoste). La Chiesa pertanto è apostolica perché si fonda sulla testimonianza di fede degli apostoli ma anche perché è chiamata (inviata) a testimoniare a tutti la vita nuova del Regno di Dio. Annotando i primi passi della comunità cristiana negli “Atti degli Apostoli” possiamo cogliere le caratteristiche essenziali per poter essere Chiesa di Cristo.
A questo proposito tra i passaggi illuminanti degli “Atti” troviamo questi testi:
“Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere.” (2,42)
“La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune. Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno.” (4,32-35)

Le caratteristiche della Chiesa nascente
1. L’insegnamento degli apostoli, anzitutto, garantisce che la memoria di Gesù sia proprio autentica. Un insegnamento che comunica una memoria viva, che chiama alla responsabilità per la misericordia ricevuta e che, per essere vissuta, deve essere gratuitamente comunicata.
2. La frazione del pane Il secondo pilastro della vita della Chiesa è il racconto memoriale dell’ultima cena di Gesù e del mistero della sua morte e risurrezione: l’insegnamento sempre si confronta con il dono di Gesù. Nel rivivere questo gesto si rinnova la forza del “Suo” dono: perché non è la Chiesa che fa l’eucaristia, ma è l’eucaristia, cioè Cristo vivente che dona la sua vita, che fa la Chiesa.
3. La comunione. Strettamente connessa all’eucaristia, è dunque la comunione il terzo pilastro della Chiesa. Luca usa il termine koinōnía, “comunione”, ossia relazioni animate dalla carità, che si esprime soprattutto nella disponibilità a condividere i beni materiali (vedi At. 4,32ss).
4. Le preghiere. Si tratta di una dimensione, la preghiera, trasversale a tutti e tre i pilastri detti sopra ed è il contatto profondo con la volontà del Padre. La preghiera negli Atti rimanda al fondamento della comunità cristiana: quanto più il discepolo ascolta la parola di Dio, accoglie il volto del Padre, e condividendo la sua vita si apre alla volontà e all’amore del Padre, tanto più la sua umanità cresce nella somiglianza a Lui.
Un modello di Chiesa?
Ci rendiamo conto anche solo da questi testi che la chiesa, tratteggiata dagli Atti degli Apostoli, è in realtà modello per la Chiesa di tutti i tempi.
Una Chiesa che, pur radicandosi nella rivelazione dell’Antico Testamento, prende le distanze dal giudaismo e da tutte le sue normative. E’ una Chiesa che nel suo insegnamento non ha la complessità né la cultura dei teologi cristiani dei secoli seguenti ed è un insegnamento che si fonda soprattutto sulla conoscenza delle Sacre Scritture. La dottrina non aveva ancora le definizioni teo¬logiche stabilite in seguito, ma le comunità cristiane dell’era apostolica avevano dei principi dogmatici di sana dottrina molto precisi. Ecco un chiaro esempio: “Infatti è parso bene allo Spirito Santo e a noi di non imporvi al¬tro peso all’infuori di queste cose, che sono necessarie: di astenervi dalle carni sacrificate agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati, e dalla for¬nicazione; da queste cose farete bene a guardarvi. State sani” (Atti 15,28-29). Questo passo conferma l’unanimità dei cristiani in materia di “sana dottrina”, a cui le lettere degli Apostoli, scritte nello stesso periodo, fanno riferimento (cfr. I Timoteo 1,10; 6,3; II Timoteo 4,3; Tito 1,9, 13; 2,1).
L’apostolo Paolo poi, ispirato dallo Spirito Santo, scriveva già, intorno al 64: “Se qualcuno in¬segna una dottrina diversa e non s’attiene alle sane parole del Signor no¬stro Gesù Cristo e alla dottrina che è secondo pietà, esso è gonfio e non sa nulla; ma langue intorno a questioni e dispute di parole, dalle quali nascono invidia, contenzione, maldicenza, cattivi sospetti, acerbe di¬scussioni d’uomini corrotti di mente e privati della verità, i quali stima¬no la pietà esser fonte di guadagno” (I Timoteo 6,3-5).

Un cammino che continua
Che parole forti queste di S.Paolo! Probabilmente se nei secoli successivi (e anche nei nostri tempi recenti) si fosse tenuto maggiormente presente questa sana indicazione avremmo perso meno tempo, come Chiesa: troppa preoccupazione per le “definizio¬ni teologiche”, ci ha fatto trascurare l’aspetto pragmatico della fede, quello della vita concreta. La vita delle persone, la loro dignità, la loro concreta possibilità di sperimentare qui ed ora la salvezza: questa è, e continua ad essere, priorità della vita della Chiesa secondo il Vangelo di Cristo e non le disquisizioni teologiche e le contrapposizioni dottrinali o dogmatiche.
Una cosa ulteriore al leggere attentamente le pagine conclusive degli Atti degli Apostoli: abbiamo chiara la percezione che l’autore, San Luca, ispirato dallo Spirito Santo, non ha alcuna intenzione di concludere! Infatti gli Atti degli Apostoli, in realtà l’azione dello Spirito Santo attraverso tutti coloro che si sentono “inviati” -apostoli- a vivere e ad annunciare il Regno, continuano anche oggi …nell’attesa del ritorno glorioso di Gesù. Siamo noi oggi chiamati a portare avanti la “Chiesa degli Apostoli”, aprendoci come loro all’azione dello Spirito Santo.







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Messaggio  CristianoCavedon Sab 16 Mar - 15:51

Nel cammino per conoscere di più cos’è la Chiesa e per scoprirne meglio la ricchezza, diventa necessario per noi confrontarci con l’esperienza dei discepoli di Gesù, di coloro che l’hanno visto e ascoltato. Dopo aver preso coscienza della novità ricevuta dallo Spirito del Signore Gesù, alcuni discepoli si sentirono inviati (= apostoli) e cominciano a testimoniare il loro incontro con Gesù.
Incontrare quindi gli “Atti degli Apostoli” ci aiuta a comprendere gli aspetti essenziali della nuova vita proposta da Gesù. Leggiamo in un testo del decreto conciliare Ad Gentes 1: 
“Inviata da Dio alle genti per essere sacramento universale di salvezza, la Chiesa, … si sforza di annunciare il vangelo a tutti gli uomini. Infatti gli apostoli stessi, sui quali la Chiesa fu fondata, seguendo l’esempio di Cristo, predicarono la parola della verità e generarono le chiese. È pertanto compito dei loro successori dare continuità a quest’opera, perché la parola di Dio corra e sia glorificata (2 Tess. 3, 1) e il regno di Dio sia annunciato e stabilito in tutta la terra”.

Una Chiesa Apostolica 
Fin dal suo nascere la Chiesa è chiamata ad essere “inviata” a tutti perché ricolma dello stesso Spirito che ha animato il Cristo (esperienza di Pentecoste). La Chiesa pertanto è apostolica perché si fonda sulla testimonianza di fede degli apostoli ma anche perché è chiamata (inviata) a testimoniare a tutti la vita nuova del Regno di Dio. Annotando i primi passi della comunità cristiana negli “Atti degli Apostoli” possiamo cogliere le caratteristiche essenziali per poter essere Chiesa di Cristo.  
A questo proposito tra i passaggi illuminanti degli “Atti” troviamo questi testi:
“Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere.” (2,42)
“La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune. Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno.” (4,32-35) 

Le caratteristiche della Chiesa nascente
1. L’insegnamento degli apostoli, anzitutto, garantisce che la memoria di Gesù sia proprio autentica. Un insegnamento che comunica una memoria viva, che chiama alla responsabilità per la misericordia ricevuta e che, per essere vissuta, deve essere gratuitamente comunicata.
2. La frazione del pane Il secondo pilastro della vita della Chiesa è il racconto memoriale dell’ultima cena di Gesù e del mistero della sua morte e risurrezione: l’insegnamento sempre si confronta con il dono di Gesù. Nel rivivere questo gesto si rinnova la forza del “Suo” dono: perché non è la Chiesa che fa l’eucaristia, ma è l’eucaristia, cioè Cristo vivente che dona la sua vita, che fa la Chiesa. 
3. La comunione. Strettamente connessa all’eucaristia, è dunque la comunione il terzo pilastro della Chiesa. Luca usa il termine koinōnía, “comunione”, ossia relazioni animate dalla carità, che si esprime soprattutto nella disponibilità a condividere i beni materiali (vedi At. 4,32ss). 
4. Le preghiere. Si tratta di una dimensione, la preghiera, trasversale a tutti e tre i pilastri detti sopra ed è il contatto profondo con la volontà del Padre. La preghiera negli Atti rimanda al fondamento della comunità cristiana: quanto più il discepolo ascolta la parola di Dio, accoglie il volto del Padre, e condividendo la sua vita si apre alla volontà e all’amore del Padre, tanto più la sua umanità cresce nella somiglianza a Lui. 
Un modello di Chiesa?
Ci rendiamo conto anche solo da questi testi che la chiesa, tratteggiata dagli Atti degli Apostoli, è in realtà modello per la Chiesa di tutti i tempi.
Una Chiesa che, pur radicandosi nella rivelazione dell’Antico Testamento, prende le distanze dal giudaismo e da tutte le sue normative. E’ una Chiesa che nel suo insegnamento non ha la complessità né la cultura dei teologi cristiani dei secoli seguenti ed è un insegnamento che si fonda soprattutto sulla conoscenza delle Sacre Scritture. La dottrina non aveva ancora le definizioni teologiche stabilite in seguito, ma le comunità cristiane dell’era apostolica avevano dei principi dogmatici di sana dottrina molto precisi. Ecco un chiaro esempio: “Infatti è parso bene allo Spirito Santo e a noi di non imporvi altro peso all’infuori di queste cose, che sono necessarie: di astenervi dalle carni sacrificate agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati, e dalla fornicazione; da queste cose farete bene a guardarvi. State sani” (Atti 15,28-29). Questo passo conferma l’unanimità dei cristiani in materia di “sana dottrina”, a cui le lettere degli Apostoli, scritte nello stesso periodo, fanno riferimento (cfr. I Timoteo 1,10; 6,3; II Timoteo 4,3; Tito 1,9, 13; 2,1). 
L’apostolo Paolo poi, ispirato dallo Spirito Santo, scriveva già, intorno al 64: “Se qualcuno insegna una dottrina diversa e non s’attiene alle sane parole del Signor nostro Gesù Cristo e alla dottrina che è secondo pietà, esso è gonfio e non sa nulla; ma langue intorno a questioni e dispute di parole, dalle quali nascono invidia, contenzione, maldicenza, cattivi sospetti, acerbe discussioni d’uomini corrotti di mente e privati della verità, i quali stimano la pietà esser fonte di guadagno” (I Timoteo 6,3-5). 

Un cammino che continua
Che parole forti queste di S.Paolo! Probabilmente se nei secoli successivi (e anche nei nostri tempi recenti) si fosse tenuto maggiormente presente questa sana indicazione avremmo perso meno tempo, come Chiesa: troppa preoccupazione per le “definizioni teologiche”, ci ha fatto trascurare l’aspetto pragmatico della fede, quello della vita concreta. La vita delle persone, la loro dignità, la loro concreta possibilità di sperimentare qui ed ora la salvezza: questa è, e continua ad essere, priorità della vita della Chiesa secondo il Vangelo di Cristo e non le disquisizioni teologiche e le contrapposizioni dottrinali o dogmatiche.
Una cosa ulteriore al leggere attentamente le pagine conclusive degli Atti degli Apostoli: abbiamo chiara la percezione che l’autore, San Luca, ispirato dallo Spirito Santo, non ha alcuna intenzione di concludere! Infatti gli Atti degli Apostoli, in realtà l’azione dello Spirito Santo attraverso tutti coloro che si sentono “inviati” -apostoli- a vivere e ad annunciare il Regno, continuano anche oggi …nell’attesa del ritorno glorioso di Gesù. Siamo noi oggi chiamati a portare avanti la “Chiesa degli Apostoli”, aprendoci come loro all’azione dello Spirito Santo.

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